Attenzione alle luci radenti in bagno
L’utilizzo sempre più diffuso dei profili a led che vengono inseriti sia a rivestimento che in altri elementi architettonici (travi, contropareti, spigoli verticali) è certamente una innovazione importante ma, se non gestito opportunamente, può diventare un problema. Il led, in alcune di queste posizioni, può evidenziare delle piccole imperfezioni che – a causa della luce radente – sembrano essere rilevantissime.
Un esempio è l’inserimento di un profilo a led in uno spigolo di una doccia rivestita in Bisazza… una volta acceso il led metterà in risalto piccole differenze di spessore delle tessere di mosaico generando ombre che si allungano sulla parete anche per un centimetro. Anche il cliente più tollerante incolperà il malcapitato mosaicista e gli farà rifare la posa. Inutilmente, però, perché nessun mosaicista e nessun mosaico potrà mai superare il test della luce radente.
Un altro esempio è l’inserimento del led nello spigolo in alto, tra la fine del rivestimento in ceramica ed il soffitto. Anche in questo caso la luce radente evidenzierà ombre ed irregolarità nell’intonacatura del soffitto che, per quanto accurata, non potrà essere perfetta. E, ripeto, basta un granello di intonaco per fare un ombra di un centimetro. In questo caso a farne le spese sarà il malcapitato intonacatore o il pittore, che verranno spietatamente accusati dalle ombre generate dal led che, come un laser, mettono in evidenza ogni minima (normale) ondulazione.
Insomma l’inserimento di profili a led negli spigoli va evitata oppure deve essere adeguatamente progettata altrimenti si rischia di rincorrere i “poveri” artigiani chiedendo una precisione micrometrica che non può appartenere al mondo dell’edilizia, degli intonaci stesi manualmente o dei mosaici o di altri rivestimenti.
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