Storia della piastrella in ceramica

Storia della piastrella in ceramica

22/11/2023

Dalle preistoriche origini della ceramica ai primi rivestimenti in piastrelle, fino agli azulejos e alla nascita, all'inizio del secolo, delle industrie italiane. Dalle piastrelle liberty di inizio 1900 fino alle grandi lastre in grès di oggi. 

Storia della piastrella in ceramica

Introduzione

Mi chiamo Michele Pellizzari e da parecchi anni mi occupo di piastrelle in ceramica. Questo argomento è stato anche oggetto della mia tesi di laurea ed è stato in quel periodo che ho raccolto molte informazioni sulle tipologie, tecniche di produzione, caratteristiche ed anche sulle origini e storia delle piastrelle in ceramica.
Negli anni, sia per lavoro che per passione, ho continuato a studiare l'argomento e ad aggiungere tasselli e nuove conoscenze che ho deciso di riportare in questo articolo nel quale scopriremo assieme le origini della piastrella in ceramica, le innovazioni che ne hanno permesso lo sviluppo e la diffusione, gli utilizzi antichi e moderni di questo prodotto.
Vedremo i paesi che sono stati protagonisti nella nascita e nello sviluppo della piastrella e parleremo anche del futuro di questo prodotto che è diventato, oggi,  un elemento di interior design fondamentale della casa.


 

piastrelle per bagno a Vicenza

 

Qui di seguito trovi gli argomenti principali. Cliccando sui link puoi saltare direttamente ai singoli argomenti:

 

La preistoria della piastrella in ceramica

 
La nascita

E' piuttosto difficile dare una data di nascita alla ceramica. Certamente è una delle invenzioni più antiche dell'uomo e certamente nasce per caso: qualche nostro progenitore avrà acceso il fuoco in un punto in cui l'acqua aveva ben compattato un terreno argilloso e si sarà accorto che la terra, sotto al fuoco, si era solidificata trasformandosi nel primo, casuale, manufatto in "terracotta". 

 

I primi utilizzi

I nostri progenitori, probabilmente, impararono a modellare l'argilla prima di cuocerla comprendendo quanto fosse facile dare forma al crudo. Inoltre compresero che si potevano ottenere risultati migliori mettendola prima ad essiccare al sole per poi cuocerla sul fuoco.
Con tutta probabilità le necessità, in quel periodo, erano di realizzare dei recipienti capaci di contenere l'acqua ed è stato questo, con tutta probabilità, il primo utilizzo della ceramica: trasformarsi da argilla a contenitori impermeabili e durevoli di liquidi.


Vasi di terracotta di 16.000 anni fa

 
Ritrovamenti

Le ricerche archeologiche ci confermano che i primi oggetti plasmati e cotti sono principalmente vasellame e contenitori per i cibi. I manufatti più antichi ritrovati, delle scodelle cotte direttamente sul fuoco, risalgono a 16.000 anni avanti cristo e sono stati ritrovati e datati in Cina.
 

Durabilità della ceramica

Fino a qualche anno fa si riteneva che i pezzi più antichi fossero quelli ritrovati in Giappone, datati circa 12.000 avanti cristo.
Questi primi oggetti sono forme primitive, grezze, poco raffinate, incredibilmente giunte fino a noi, cosa questa che già mette in luce la straordinaria durabilità di questo materiale. 

Ciotola primitiva in terracotta formata a mano


Una innovazione fondamentale per la ceramica

 
Il tornio per la ceramica

Una vera e propria rivoluzione si ebbe grazie all'invenzione del piatto girevole (tornio) che agevola la produzione di oggetti quali vasi, piatti, anfore e brocche. Rispetto alla primitiva lavorazione manuale si possono ora ottenere oggetti meno sgraziati, più simmetrici e armoniosi.


 

storia delle piastrelle in ceramica


 

Tecnica ed estetica

La combinazione tra la rotazione continua del piano di appoggio dell'argilla umida e le mani che la plasmano consentono di affinare la tecnica produttiva e rendere più sottili le pareti degli oggetti.
Si tratta sempre di recipienti per contenere acqua e cibo e costruiti con un ottica di funzionalità, non decorati, ma di forme armoniose.

 

 

vasi e contenitori in terracotta

 

 

La decorazione della ceramica

 
Disegni e scritte

Una seconda evoluzione si ebbe con i primi tentativi di decorazione della ceramica. Dai primi, semplici, graffi fatti all'esterno dei manufatti a tentativi di disegni geometrici ed infine, sempre incidendo la parte esterna, a parole, frasi e scritte. 
 

Decorazioni su vasi

 

 
Resistenza rispetto ad altri materiali

Ci si rende conto che le frasi o i disegni scritti sulla terra pressata e cotta rimanevano indelebili nei vasi e nelle anfore in terracotta ben più a lungo di quanto succedeva con le parole scritte sui papiri o sulle pergamene.
Qualcuno inizia a pensare che si potrebbe utilizzare la terracotta per riportarvi leggi, imposizioni religiose, codici o per tramandare eventi, fatti storici o teorie matematiche.

 

Terracotta o pietra?

La scrittura sull'argilla cruda avviene semplicemente incidendo la superficie ed una volta cotto il manufatto è resistente e durevole. L'alternativa è scolpire i testi sulla pietra, operazione più onerosa e lunga. Certo, la pietra è meno fragile della ceramica, ma la difficoltà dell'incisione è tale per cui non è possibile scrivere lunghi testi. Inoltre la pietra è molto più pesante della ceramica.

 

Le prime tavolette in ceramica

Le prime piastrelle in ceramica sono dunque delle lastre su cui sono scritti testi. Al momento si presume che le prime applicazioni siano quelle ritrovate in Mesopotamia e risalenti al periodo 3000 a.C. Queste piastrelle, chiamate tavole cuneiformi, erano realizzate in argilla e avevano una forma rettangolare o quadrata. I testi erano incisi su di esse utilizzando un punzone a forma di cuneo, da cui il nome.

 
Le tavole cuneiformi

Le tavole cuneiformi erano un modo efficace per registrare informazioni permanenti. Erano durevoli e potevano essere facilmente trasportate. L'utilizzo delle tavole cuneiformi si diffuse in altre parti del Medio Oriente, inclusa l'Egitto, la Siria e la Palestina. In Egitto, le tavole cuneiformi erano utilizzate per registrare testi religiosi, storici e amministrativi.

 

 

La nascita delle piastrelle in ceramica

 
Libri in ceramica, arrivati fino a noi

Le prime piastrelle furono, infatti, delle "piastre di terra battuta" realizzate per essere un supporto su cui scrivere testi importanti. Su delle lastre di argilla cruda gli incisori scrivevano, quindi,  leggi o direttive,  piuttosto che frasi religiose o storie di Re e guerrieri. Una volta cotte queste prime piastrelle diventavano dei veri e propri testi di divulgazione, dei "libri", insomma, estremamente durevoli.

 

Storie di Re e guerrieri

Da qui, da questi manufatti, inizia la storia che porterà ai moderni rivestimenti in ceramica che trovi nelle pareti e nei pavimenti di casa tua, ma la strada è ancora lunga. Nelle foto qui sotto, che ho fatto all'interno del British Museum, si vedono alcune di queste piastrelle in ceramica incise come dei libri: in quello di destra è raccontata la storia di Ashurbanipal e risale al 668 avanti Cristo.

 

Libro in terracotta

 

Biblioteche di... piastrelle di ceramica!

 

Prima della carta

Le prime piastrelle in ceramica della storia furono, insomma, dei "libri" concepiti così per durare secoli e trasmettere al futuro conoscenze, leggende, storie che difficilmente sarebbero arrivate fino a noi. La prima funzione della lastra in ceramica è stata, quindi, culturale e storica. Come si vede nella foto seguente - sempre al British di Londra -  ci permette di poter consultare "librerie" antichissime.

 

Libreria con terracotta

 

Una piastrella di ceramica "trigonometrica"

 
Ceramica e Trigonometria

Un esempio notevole di utilizzo delle piastrelle è la tavola matematica nota come "plimpton 322" recentemente (Agosto 2017) decifrata. Il manufatto di ceramica - di circa 3700 anni fa, ritrovato in Iraq - riporta una tabella trigonometrica e, al momento, è la più antica mai trovata al mondo.

 

Una calcolatrice in ceramica

Certamente fu utilizzata per il calcolo trigonometrico (scoperto quindi dai babilonesi e non dai greci come si credeva) per calcolare come costruire palazzi, templi, piramidi e canali. 

 

La tavoletta Plimpton 322

 

Le prime decorazioni "industriali" delle piastrelle

 

Cilindri per decorare

Un'innovazione interessante -  che seppure in forma evoluta viene utilizzata nell'industria delle piastrelle in ceramica per strutturare le superfici - furono i cilindri in calcite che si vedono nella foto qui sotto. Questi cilindretti bianchi venivano passati, facendoli rotolare, sull'argilla bagnata per creare delle decorazioni che si ripetevano in continuazione.


 

Decorazione di listelli in terracotta

 

 

La prima decorazione "industriale"

Sotto al cilindro bianco della foto si vede l'argilla cruda (quella in basso, di colore grigio) e poi la terracotta decorata (di colore rosso). La decorazione può essere ripetuta semplicemente andando a "rullare" rettangoli di argilla cruda con questo cilindretto. Insomma una volta inciso, un cilindro questo poteva replicare migliaia di volte la decorazione sulle lastre: un concetto industriale di produzione di piastrelle in ceramica decorate. 

 

Nascono le piastrelle disegnate in serie

È davvero sconcertante pensare che questo manufatto cilindrico per decorare l'argilla è stato datato intorno al 3.300 avanti Cristo. Questi cilindri venivano realizzati in marmo o anche in pietre semipreziose, oppure in avorio. Ne sono stati trovati molti nell'area Mesopotamia a dimostrazione che la realizzazione di questi progenitori degli attuali listelli di ceramica decorata era una attività  fiorente. L'utilizzo di questi listelli di terracotta disegnata era, con tutta probabilità, quello di decorare pareti, un po' come facciamo oggi con le moderne piastrelle in ceramica.


 

La nascita delle piastrelle in ceramica smaltata 

 
Nasce la terracotta colorata

Un'ulteriore innovazione - un salto tecnologico e di design -  fu la smaltatura, ovvero la decorazione con "vernici vetrose"  del supporto in argilla. I primi smalti vennero applicati sempre attorno al III e II millennio avanti Cristo e sempre in mesopotamia ed in Egitto. La piramide di Saqqara, costruita dal famoso architetto egiziano Imhotep nel 2600 avanti Cristo, vede l'utilizzo di un rivestimento, nella camera sepolcrale, in piastrelle di ceramica smaltate verdi. Le piastrelle non sono incollate al muro ma fissate con dei tasselli metallici. 

 

 

Piastrelle tomba saqqara
Il rivestimento in piastrelle smaltate all'interno della Piramide di Djoser a Saqqara, in Egitto.

 

Smalti preziosi

Questo rivestimento, che si vede nella foto qui sopra, è un altro progenitore dei moderni rivestimenti in ceramica smaltata. Gli egiziani, quindi, realizzavano lastre di ceramica smaltate e consideravano queste primitive piastrelle prodotti estremamente sofisticati e di prestigio. Erano anche molto costosi da realizzare e pertanto venivano utilizzati solamente in costruzioni di grande rilevanza. 

 

 

Storia delle piastrelle: antiche mattonelle
Antiche piastrelle di grande spessore decorate e colorate con smalti

 

 

Pannelli figurativi in piastrelle smaltate

 
Smaltatura, incisione e decorazione

La combinazione tra l'applicazione di smalti colorati, la "formatura" e l'incisione di mattonelle di argilla consentì di trasformare i manufatti ceramici in veri elementi di arredamento. Oltre alle piastrelle smaltate e colorate si diffusero i primi pannelli figurativi di piastrelle in ceramica che venivano collocati nelle pareti di abitazioni e apprezzati per la loro luminosità e per le colorazioni accese. Sostituivano i dipinti sulle pareti (le piastrelle sono molto più durevoli) nel rappresentare scene mitologiche, religiose, scene di caccia o animali, come questo qui sotto. 

 

antico pannello decorativo ceramica smaltata

 

Il palazzo di Dario I

Un utilizzo importante di questa forma decorativa la troviamo nel Palazzo di Dario I, grande Re persiano, a Susa che fu edificato intorno agli anni 515-521 a. C. Le pareti del palazzo erano rivestite di "mattonelle smaltate" che ritraevano immagini degli Immortali (una unità della guardia imperiale) e poi leoni alati ed altre figure. Alcuni di questi pannelli decorativi in ceramica sono oggi conservati al Louvre

Pannelli decorativi con antiche piastrelle tridimensionali

Dal medioriente le piastrelle arrivano in Europa

 
La diffusione dell'Islam

La storia delle piastrelle come elemento decorativo per arricchire le pareti si diffonde in medioriente, mentre in Europa l'utilizzo di questi rivestimenti decorativi è ancora sconosciuto. Dobbiamo attendere la diffusione dell'Islam (la cosiddetta "espansione islamica") nel VII secolo d.C. per vedere, anche in Europa, l'utilizzo della piastrella in ceramica da rivestimento. Il percorso della piastrella segue quella dei conquistatori arabi, passando per il nord Africa e raggiungendo la Spagna, durante il dominio moresco. Il gusto arabo per il decoro geometrico si apprezza all'interno dell'Alhambra a Grenada, il meraviglioso palazzo-residenza del Califfo nel sud della Spagna che ispirò anche Carlo Scarpa

Piastrelle ceramiche mediorientali

 

Ma già nel 1300 l'utilizzo degli Azulejos - rivestimenti in ceramica smaltata - è diffuso sia in Spagna che in Portogallo.
Tuttora nella penisola iberica si possono apprezzare fantastiche pareti di azulejos nelle chiese, sia all'interno che all'esterno, ma anche in stazioni, pareti di abitazioni, arredo urbano...

 

azulejos nella penisola iberica

 

Storia della Piastrella: la Chiesa di San Francesco a Salvador de Bahia (Brasile)

Dai "mori" a Gaudì: le piastrelle a rivestimento

 

In Spagna il gusto per il rivestimento ceramico ha, quindi, origini antiche. Ma anche in epoca moderna il grandissimo architetto spagnolo Antonì Gaudi ha sposato questa antica tradizione rivestendo di frammenti di piastrelle di ceramica colorata le sue sorprendenti opere Casa Battlò, Casa Millà e le strutture del Parco Guell a Barcelona.

 

Panchina a parc guet barcelona

 

Storia della piastrella: l'architetto Gaudì a Barcellona (Spagna)

Le piastrelle in Italia: l'epoca romanica

 
Terracotta Romana

L'utilizzo di pavimenti in argilla cotta (la semplice terracotta) è conosciuto dai tempi dell'impero Romano e documentato da Plinio che denomina "spicata testacea" la disposizione delle mattonelle in cotto a spina di pesce. Il pavimento in semplice argilla cotta è utilizzato in numerosi edifici abitativi e nei bagni pubblici, quale rivestimento pavimentale facile da pulire e bello d'aspetto. Non si utilizza, invece, la ceramica smaltata e decorata a pareti il cui utilizzo, come abbiamo visto, è, in quegli anni, ancora confinato in medioriente.

 

Da Roma alla Toscana

Dall'epoca romanica in avanti la terracotta è comunemente usata soprattutto in pianura, come quella Padana, in quanto relativamente economica e perché non richiede estrazione e lavorazione della pietra. Sappiamo, ad esempio, che nel 1241 fu adottata per la pavimentazione stradale di Siena: in quell'anno fu stabilito che tutte le strade avrebbero ricevuto una pavimentazione in cotto spigato.

Pavimenti in piastrelle di terracotta di vari colori 

 
Le prime terracotte colorate a pavimento

A partire dal XIII secolo si riscontrano versioni di pavimenti in cotto bicolore. A seconda dell'argilla utilizzata, della composizione dell'impasto e della temperatura di cottura, le piastrelle in cotto potevano essere ottenute di colori leggermente differenti, variabili dal rosso al giallastro. In Italia si sfruttò questa variabilità per ottenere pavimenti bicolori ornamentali economici.  

Le piastrelle decorate arrivano in Italia

 

Chiostro di Santa Chiara a Napoli

 

Il chiostro di Santa Chiara

Nella foto qui sopra si vede il "Chiostro Maiolicato" di Santa Chiara a Napoli, completamente decorato nel 1700 con piastrelle in maiolica che compongono pannelli figurativi, secondo la moda degli azulejos spagnoli. 

 

Piastrelle decorate a Napoli

Ma è già dal 1400 che in Italia, infatti, si diffonde e si sviluppa l'utilizzo delle piastrelle in maiolica decorata di cui ci sono varie testimonianze. 
Ad esempio le chiese di Sant'Eligio e San Lorenzo Maggiore a Napoli erano piastrellate in maioliche datate XIV secolo. 

 

La maiolica amalfitana

Se in quell'epoca molte delle piastrelle utilizzate per rivestire pareti di palazzi, castelli e chiese venivano dal medio oriente o dalla Spagna, in seguito la tecnica della produzione delle piastrelle in maiolica venne affinata anche in Italia. Questo in modo particolare in due "distretti" che si specializzarono nel realizzare meravigliosi manufatti in ceramica. Non solo piastrelle - come quelle del Chiostro di Napoli che abbiamo visto - ma anche piatti e vasi di terracotta invetriata con elaborate decorazioni colorate.

 

Piastrelle in ceramica: produzione amalfitana

Ma facciamo un passo indietro: che cosa sono queste maioliche italiane? e da dove ha origine il termine? 

Le piastrelle in maiolica in Italia

 
Come si ottiene la maiolica

Le piastrelle in maiolica sono una evoluzione delle semplici mattonelle di terracotta. Si ottengono rivestendo la mattonella dopo la prima cottura (il cosiddetto "biscotto")  di uno smalto lucido (detto "lustro") e sottoponendola ad una seconda cottura. Si passa, dunque, dalla decorazione su argilla cruda a quella sul biscotto. Dipingere sul biscotto consente di ottenere colori più vivi, linee più precise, disegni più accurati.

 

Deriva da Maiorca

Il nome deriva dall'isola di Maiorca che per molti secoli fu un importante centro di lavorazione ceramica. Lo stesso materiale è chiamato anche Faenza (i francesi dicono "fayence") dall'omonima città emiliana, rilevante località di produzione del XV secolo. Maiolica e Faenza definiscono lo stesso tipo di prodotti in ceramica. In Italia è documentato l'utilizzo di formelle in maiolica fin dalla fine dell'undicesimo secolo anche se, in quel momento, si tratta di piastrelle importate dalla Spagna.

Le piastrelle in ceramica di Vietri

 
Maioliche amalfitane

Le botteghe di produzione di maiolica nella costiera Amalfitana sono celebrate oggi da un Museo della Ceramica, in particolare nella cittadina di Vietri. Qui la piastrelle in maiolica, che vengono decorate con procedimenti e disegni simili a quelle dei piatti, si afferma grazie all'abilità e all'inventiva dei napoletani dando vita ad un vero e proprio segmento di prodotti che ancora oggi viene utilizzato e proposto, anche da noi nel nostro negozio.

 

Lo stile "mediterraneo"

Le piastrelle in maiolica della tradizione classica amalfitana, infatti, sono ancora oggi richieste per la realizzazione di bagni in stile mediterraneo. Un esempio di prodotti che puoi trovare ancora oggi nei  nostri negozi di Vicenza sono queste:

Piastrelle in ceramica Vietresi

 

La ceramica faentina

 
L'importante distretto della maiolica faentina

Come abbiamo detto "Maiolica" e "Faenza" indicano lo stesso tipo di piastrella smaltata e decorata che si è sviluppata in questa città, crocevia degli scambi culturali tra Toscana, Emilia e Veneto. Faenza fu un importantissimo centro di produzione di ceramica ed a testimoniarlo c'è l'importante Museo dedicato alla storia della ceramica, il MIC, che espone una ricca collezione di manufatti storici. 

Piastrelle in ceramica: il museo di Faenza

 

 

La tecnica della maiolica faentina

A Faenza la tradizione di produrre oggetti in ceramica risale all'antichità ed ha conosciuto periodi di sviluppo e di crisi, ma la maiolica Faentina era conosciuta e apprezzata grazie all'abilità dei suoi artigiani ceramisti. All'inizio del 1400 fu proprio a Faenza che si affermò la tecnica della maiolica che in breve tempo soppiantò tutte le altre e divenne l'unico modo qui utilizzato per fare ceramica. Le tecniche precedenti prevedevano la stesura di un ingobbio bianco che veniva decorato e poi rivestito con vetrina. La maiolica prevede invece la smaltatura con un composto reso opaco e bianco dalla presenza in formula di ossido di stagno. Insomma bianchezza ed opacità si ottengono con uno smalto e non più con ingobbio e vetrinata. 

 

Anche per pavimenti

Questo processo di smaltatura era applicato in Spagna dove era giunto dal mondo islamico e l'etimologia di Maiolica deriva probabilmente dal termine Maiorca, italianizzato. A Faenza questo metodo viene utilizzato per realizzare pavimenti ceramici decorati, come quello della Cappella Vaselli in San Petronio a Bologna. 

 

 

Faenza: sinonimo di ceramica

Faenza è nota universalmente come una delle capitali italiane della ceramica. II riconoscimento le viene da una gloriosa tradizione che affonda le proprie radici in tempi lontani e che ha conosciuto nei secoli splendidi periodi di fioritura, al punto che in Italia (e nel mondo!) il termine "Faenza" significa, per antonomasia, maiolica e ceramica porosa.

 

Dai romani alla Spagna

La tradizione, che risale probabilmente all'epoca classica, ha conosciuto, come ogni forma di attività, il lungo periodo di decadimento nel medioevo, conseguente alla caduta dell'Impero Romano, ma ha ripreso vigore fin dai primi secoli di questo millennio con l'intensificarsi degli scambi e dei commerci con la Spagna ed i paesi orientali. I nuovi interessi commerciali ed il desiderio di emulazione, nel contesto di una pratica realmente mai interrotta, hanno stimolato i ceramisti faentini alla produzione di pezzi che unissero alla funzionalità l'attrattiva estetica.  

Dal vasellame alla decorazione

Nel periodo cosiddetto arcaico, gli oggetti in ceramica erano costituiti da vasellame destinato all'utilizzo domestico, ma erano già caratterizzati da forme e decori piacevoli. La funzionalità e l'ambizione estetica si conciliavano nella tecnica del graffito, tuttora in uso nei laboratori artigiani: i pezzi, rivestiti di una prima ingobbiatura bianca, vengono poi decorati con fini incisioni prima di essere ricoperti con una vetrina trasparente che li rende impermeabill. Anche in altre regioni italiane, negli stessi anni, fiorirono importanti nuclei di produzione ceramica, ma Faenza primeggio' su tutti, per la capacita' del suoi artigiani ed artisti di evolversi con continuità, inventando sempre nuove tecniche e motivi decorativi. L'ubicazione stessa della città, punto d'incontro della cultura toscana e padana, e l'abbondanza sul posto di argille adatte alla foggiatura ne ha favorito il successo.  

Il rinascimento

Nel periodo rinascimentale Faenza divenne presto un nucleo ceramico primario, luogo di formazione di artigiani/artisti che operarono anche altrove, pronta a recepire, trasferendole per prima al settore, le innovazioni artistiche e culturali del momento. La produzione ceramica faentina visse, in quegli anni, il primo periodo di grande splendore. All'inizio del Quattrocento si affermo definitivamente la tecnica della maiolica, e, mentre in altre località rimasero in uso vecchi procedimenti, a Faenza questi vennero soppiantati in breve tempo, divenendo la maiolica l'unico metodo di fare ceramica. Questa tecnica si distingue dalle altre per la composizione del suo rivestimento, reso opaco e bianco dalla presenza in formula di ossido di stagno, In esso bianchezza e opacizzazione si ottengono con uno smalto e non più, come prima, con un ingobbio rivestito da vetrina, Il suo successo è un fenomeno artistico tipicamente italiano, anche se la tecnica proviene dalla Spagna, dove era giunta a sua volta dal mondo islamico, Il nome le deriva probabilmente dalla corruzione italiana del termine Maiorca.

 

I bianchi di faenza e l'utilizzo

La maiolica con la ricchezza del suoi decori, testimonianza indistruttibile della magnificenza dell'arte rinascimentale italiana, e con i suoi famosi bianchi ("bianchi di Faenza") conosce nel XV e nel XVI secolo periodi di massimo splendore. 
Si rivela anche un materiale capace di soddisfare esigenze tecniche e d'uso più ampie di quelle identificabili negli oggetti di utilizzo domestico.
Il tardo rinascimento ed il seicento continuarono a vedere il succedersi di nuovi stili, come l'istoriato, il compendiario e le famose plastiche maiolicate. Sono anche gli anni del successo dei bianchi di faenza che verranno imitati da tutte le botteghe artigiane.

 

Il settecento

La seconda metà del Seicento vede una flessione dell'attività ceramica, in un panorama di decadimento culturale e sociale di tutta la Nazione, ma già alla fine del secolo compaiono i segni di una nuova ripresa, nel quadro di un generale sviluppo delle attività economiche, molto forte nella nostra regione. II Settecento emiliano è un secolo fecondo in tutti i settori dell'economia e dell'arte. A Faenza si affermano alcune importanti botteghe e manifatture che trasferiscono sulla maiolica, rielaborandoli, i motivi delle porcellane orientali. Inoltre, innovativa nel comparto ceramico italiano, viene messa in produzione la terraglia, che piu' si adatta alla realizzazione delle forme complesse richieste dalla stoviglieria pregiata. Questo secondo periodo di fioritura della ceramica di Faenza continua fino alla metà del secolo successivo.

 

L'ottocento

A fine ottocento lo slancio si attenua, anche se i motivi antichi continuano a rimanere vivi nelle botteghe di valenti artigiani. Ma già all'inizio del presente secolo il settore ritrova l'antico entusiasmo, con iniziative che chiamano a raccolta le migliori energie, artistiche e culturali, della città. Nascono cenacoli e scuole, da cui escono insigni Maestri che, esprimendosi con una materia difficile come è quella ceramica, raggiungono fama nazionale, portando alla città nuovo lustro e successo.

 

Faenza oggi

Oggi Faenza viene considerata capitale della ceramica non solo per la gloriosa tradizione che anche altri luoghi possono vantare, ma soprattutto per la presenza di importanti strutture scientifiche e culturali, punto di riferimento per tutto il settore e centro di formazione per artisti e tecnici di ogni provenienza. Hanno sede a Faenza importanti istituti, come il Museo Internazionale, II Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte, la famosa Scuola d'Arte Ceramica, l'Istituto di Ricerche Tecnologiche del C.N.R. e l'Istituto Superiore di Tecnologia Ceramica I.S.I.A.. Inoltre nella vicina città di Bologna è presente il più importante laboratorio ceramico italiano, il Centro Ceramico, membro del GER.labs, che è la rete dei laboratori ceramici europei, alla quale aderiscono anche autorevoli istituti di tutti i continenti, come l'americano TCA (Tile Council of America).  

 

La ceramica veneta

 
Venezia ed i turchi

Lo stato europeo che più di tutti ebbe rapporti con l'impero romano d'oriente e con il medio oriente e la cultura musulmana fu lo Stato Veneto. I veneziani commerciarono per secoli con "il turco" (con cui peraltro combatterono a lungo, alternando fasi di pace e commercio a fasi di guerra) per cui anche a Venezia si diffuse la cultura della ceramica.
 

Il distretto ceramico Veneto

La Repubblica Serenissima promosse la diffusione di stabilimenti per la produzione di manufatti in ceramica nell'entroterra, nei comuni di Bassano e di Nove. Anche qui un Museo della Ceramica documenta la storia con preziosi manufatti. 

Museo della ceramica di Nove

 

 

La piastrella ceramica nel rinascimento

Durante il rinascimento si verificano contaminazioni ed interscambi culturali:  alcuni decoratori toscani si stabiliscono in Spagna e contaminano gli azulejos spagnoli con le cromie e l'arte decorativa italiana. Se fino a prima gli azulejos erano arabeggianti e quindi proponevano una ripetizione di un accurato decoro artistico, ora divengono dei grandi pannelli figurativi che rappresentano scene, paesaggi, prospettive...

azulejos chiesa valencia

Altri maestri italiani si trasferiscono nelle Fiandre, ed Anversa diventerà un importante centro di diffusione dell'arte della maiolica per il resto d'Europa, in particolare Francia e Paesi Bassi.

Nel 1700 le piastrelle da rivestimento sono diffuse e conosciute in tutta Europa anche se l'uso che se ne fa è molto diverso da regione a regione. Spagna, Portogallo ed Italia del sud sono le zone in cui vengono più utilizzate.

Piastrelle in ceramica: gli azulejos Portoghesi

 

 

Storia della piastrella: caseificio Pfund a Dresda

La riscoperta delle piastrelle: il Liberty

La piastrella in ceramica conosce alterne fortune, segue le mode e le tendenze, cercando di adattarsi agli stili del momento. 
Un momento importante per la storia della piastrella è all'inizio del 1900 quando si diffonde  l'art nouveau, conosciuta in Italia come Liberty.  

Piastrelle in ceramica: il Liberty o Art Decò


Le piastrelle, come quelle qui raffigurate, rappresentano motivi floreali più o meno stilizzati (ma anche paesaggi) con grafiche sinuose, floreali e tratti molto femminili.

Piastrella art nouveau

L'esposizione universale di Parigi del 1900 ne consacra l'applicazione su facciate di case, negozi e ristoranti che torneranno ad essere decorate con pannelli figurativi o fregi floreali. 

Piastrelle ceramiche: il Liberty

 

Storia della piastrella: Casa Galimberti a Milano

La nascita dell'industria ceramica Italiana

La presenza di una cultura ceramica, seppure artigianale ed empirica, principalmente nel comprensorio Veneto, in Emilia e nel distretto di Amalfi ha aiutato lo sviluppo della industria ceramica moderna. 

Il distretto di Sassuolo, che è arrivato a produrre oltre un quarto delle piastrelle nel mondo, negli anni '90 del secolo scorso, deve considerarsi debitore verso gli artigiani della ceramica quantomeno nel suo esordio. In quelle botteghe si sono formati, infatti, molti dei protagonisti delle iniziative produttive che, a partire dagli anni '50 hanno visto uno sviluppo impressionante della ceramica altamente tecnologica. 

In realtà già dall'inizio del secolo vi era una embrionale industria ceramica e la presenza, all'esposizione Universale di Parigi del 1900 di una azienda Italiana, la Appiani di Treviso, lo testimonia.

Incantevole lo stile Liberty del manifesto sottostante che racconta la nascita del grès rosso: piastrella di piccole dimensioni ma molto resistente, che si diffuse in Italia come pavimentazione durante il ventennio fascista, ricoprendo superfici di ogni tipo: ospedali, stazioni, caserme, laboratori, capannoni ma anche cantine e terrazzini.

 

Appiani all'esposizione universale di parigi

 

Un'altra azienda ha fatto la storia della piastrella italiana, stavolta a Sassuolo, in Emilia Romagna. Si tratta di Marca Corona, che nasce nel 1741 per produrre stoviglierie, quindi piastrelle per targhe e numeri civici e, finalmente, dal 1889 inizia la produzione di piastrelle pressate a secco per rivestimenti

Nel ventennio fascista, e sempre nel sassolese, nasce anche Marazzi, che è la prima vera e propria grande industria di produzione ed iniziano a nascere molte altre imprese, piccole e grandi, che costituiranno il distretto ceramico di Sassuolo.

 

La prima fabbrica di Marazzi

 

Piastrelle del 1920

Piastrelle ceramiche: i tempi moderni

Abbiamo visto, che le piastrelle in ceramica nacquero come "costola" del vasellame e della ceramica artistica, con finalità inizialmente di trasmettere ai posteri storie e miti, quasi dei "libri" eterni.

Successivamente, grazie alla decorazione e alla smaltatura, le piastrelle divennero pannelli decorativi sofisticati e costosi utilizzati in tombe egizie o in palazzi prestigiosi.

Abbiamo imparato che la civiltà araba diffuse l'utilizzo delle piastrelle in ceramica in Spagna, con l'occupazione della penisola iberica, ed in Italia, grazie agli scambi commerciali con le repubbliche marinare.

In Italia, successivamente allo sviluppo dei distretti di Amalfi, Faenza e Bassano, nasce e si rafforza il distretto produttivo di Sassuolo, che - per un lungo periodo - sarà il primo produttore mondiale di piastrelle di ceramica. 

 

Piastrelle a Sassuolo
Un piazzale all'esterno di una fabbrica di piastrelle con una serie di bancali di piastrelle pronti ad essere spediti. 

Il distretto di Sassuolo è ritenuto il più rilevante distretto mondiale nella produzione di piastrelle in ceramica. 

 
Il boom italiano

L'industria italiana delle piastrelle in ceramica ricalca il boom dell'industrializzazione italiana negli anni '50 del secolo scorso. Michael Porter, nel suo famoso libro "Il vantaggio competitivo delle Nazioni" osserva che nel distretto di Sassuolo nel 1955 si contavano 14 produttori industriali di piastrelle, saliti a 102 dopo soli 7 anni, nel 1962. Questo grazie ad un portentoso aumento della domanda di piastrelle. Dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni '60 fanno dunque il loro ingresso nel settore moltissime aziende, la gran parte delle quali gioca ancora oggi un ruolo fondamentale nel distretto.

A spingere sull'accelleratore della domanda ci sono diversi fattori: i piani per la ricostruzione, l'avvio del programma Ina Casa nel 1949 che si protrasse fino al 1963, ma soprattutto la vera e propria "fame di alloggi" e l'adeguamento degli edifici rurali con la costruzione, all'interno, di moderne stanze da bagno (rivestite in piastrelle) al posto del wc all'esterno.

Storia della piastrella: il caffè Iruna a Bilbao

La piastrella in ceramica e la concentrazione nella zona di Sassuolo

In Italia, oggi, le aziende produttrici di piastrelle in ceramica si concentrano soprattutto nella zona del modenese ed in particolare nei dintorni del comune di Sassuolo. 

Basti pensare che tuttora l'intero settore nazionale delle piastrelle in ceramica conta circa 200 aziende produttive, delle quali più dell'80% si colloca nell'area Sassolese.

piastrelle ceramiche: il distretto di Sassuolo
Una vista da Google Maps di una delle tantissime zone del distretto di Sassuolo in cui si concentrano circa 150 produttori di piastrelle in ceramica. Si vedono i bancali che vengono stoccati anche all'esterno, nei piazzali delle fabbriche. 


Gli altri distretti (Faenza, Amalfi, Veneto) ed altre aziende sparse per il territorio italiano, sommate, non arrivano al 20%. 

Per molti anni il distretto di Sassuolo ha detenuto il record mondiale di quantità di piastrelle prodotte. Oggi questi numeri li fanno i produttori cinesi e quelli di altri paesi emergenti, ma Sassuolo è considerato ancora il "centro del mondo" per quanto riguarda le piastrelle in ceramica.
Qui si trovano i migliori produttori di macchinari, i migliori designer, qui nascono le innovazioni che poi si diffondono nel mondo. Insomma è una delle eccellenze italiane di cui essere orgogliosi. 

Se vuoi approfondire questo argomento trovi tutto qui: 

Perché proprio a Sassuolo?  nascita e sviluppo del distretto

 

Ma torniamo alla storia della piastrella e analizziamo gli anni del secondo dopoguerra.

La crescita della domanda di piastrelle nel secondo dopoguerra

La crescita di questo settore va messa in relazione con lo sviluppo dell'industria dell'edilizia nel secondo dopoguerra.

A fungere da volano per la richiesta di rivestimenti e pavimenti in piastrelle di ceramica furono la necessità di costruire e ristrutturare moltissimi edifici ma anche il miglioramento degli standard abitativi con la dotazione, all'interno delle case del bagno, che prima era quasi sempre all'aperto. 

Negli anni a cavallo tra le due grandi guerre e nel periodo immediatamente seguente alla seconda, durante il boom edilizio, le piastrelle venivano scelte per motivi funzionali, per ottenere una superficie facilmente pulibile ed igienica.
I decori sono semplici e facilmente riproducibili in serie e si bada più agli aspetti pratici che a quelli estetici. Ma con il trascorrere degli anni le aziende si avventurano su proposte più coraggiose, sia in termini di formati che di colori. Con l'arrivo dei "ruggenti" anni '70 la rivoluzione arriva anche nel mondo delle piastrelle, come vediamo da alcuni campioni qui di seguito fotografati.

Piastrelle degli anni '70

La piastrella e gli stilisti 

Una svolta "epocale" per il recupero degli aspetti estetici e decorativi delle piastrelle si ha con l'avvento degli stilisti di moda nel settore della ceramica. Il primo sembrerebbe essere stato Pierre Cardin per Ceramic Cava che firma una collezione di piastrelle decorate in stile acquerello. Successivamente anche Marazzi coinvolge gli stilisti Paco Rabanne (francese), Biki e Forquet (italiani) abbinando decorazioni ardite a nuove tecnologie produttive.

 

Valentino e Piemme: un successo!

Nel 1977/1978 Piemme coinvolge lo stilista Valentino che disegna alcune serie di piastrelle. Le decorazioni scelte dallo stilista si rifanno alla natura: alberi di arancio, fiori di campo, roselline, campanule. Bellissimi disegni riprodotti su semplici ma raffinati fondi bianchi. Insomma un prodotto elegante e allo stesso tempo facile e che si adatta a tutti. Il successo fu travolgente al punto tale che viene riconosciuto a quel progetto la rivoluzione che ha fatto diventare la piastrella un oggetto di design.

 

Gli stilisti e le piastrelle

Vediamo i principali progetti di collaborazione nati in quel periodo:

e molti, molti altri si impegnano a progettare piastrelle sempre più accattivanti con decori che derivano dal mondo dei tessuti.

Alcuni scelgono decorazioni sfarzose ed ostentate, altri preferiscono soggetti più contemporanei, altri ancora diventano delle tele, dei quadri. 

In ogni caso la collaborazione tra stilisti e produttori rivoluziona il settore, lo scuote fin dalle radici, permettendogli di rinnovare le collezioni e di procedere con la sperimentazione sempre più azzardate.

Storia della piastrella: le grandi firme

Bagni da incubo (per colpa delle piastrelle)

Rivedendo oggi alcune di queste "piastrelle azzardate", non abbiamo dubbi nel definire "da incubo" i bagni che le ospitano. Ti metto solo qualche esempio di bagni imbarazzanti: 

Piastrelle in ceramica: gli anni '60-'80


In ogni caso il necessario rinnovamento del patrimonio edilizio combinato con un aumento qualitativo del prodotto ceramico e con la ricerca "consumistica" di prodotti di design, consente la diffusione dei pavimenti e rivestimenti in ceramica ed una crescita del settore a tassi molto elevati. 
 

Piastrelle in ceramica, il dopoguerra

 

 

La diffusione delle piastrelle nei bagni italiani

Se nel 1953 le aziende che producevano piastrelle per pavimenti e rivestimenti erano 36 con circa 6500 addetti, nel 1957 erano già più che raddoppiate, passando ad 80 aziende e 12.000 addetti.

Questa crescita porta, nel 1976 il settore a vantare ben 509 aziende e 48.000 addetti. Questi numeri saranno l'apice del distretto delle piastrelle in ceramica italiana che in quel momento era più concentrato sulla quantità che sulla qualità dei prodotti. 

Negli anni '70 le piastrelle da bagno sono ancora piuttosto...imbarazzanti!

piastrelle in ceramica: un bagno degli anni '70

 

Motivi della crescita nella produzione di piastrelle

La rapida crescita della quantità di pavimenti e rivestimenti in ceramica e del numero di aziende e di addetti è giustificata, secondo la letteratura di settore, da alcune circostanze:

► mancanza di barriere all'entrata del settore: non occorrevano grandi investimenti per fondare e strutturare un azienda di produzione di piastrelle in ceramica; 
► notevole accumulo di capitali, da parte dell'imprenditoria locale, proveniente da settori non industriali (tipicamente l'agricoltura)
► una grande disponibilità di manodopera
► una notevole abbondanza di materie prime necessarie per le lavorazioni ceramiche (le colline di argilla nei dintorni di sassuolo) 
► la semplicità del processo produttivo di produzione di piastrelle, facilmente replicabile
► l'alto grado di approvazione sociale dell'ambiente verso la figura dell'imprenditore

Questi pre-requisiti hanno consentito la nascita del distretto ceramico e la proliferazione di piccole imprese, spesso sottodimensionate, attorno ad alcuni insediamenti originari. 

piastrelle: il distretto di Sassuolo
Un'altra delle molte zone nel distretto di Sassuolo in cui si concentrano aziende ceramiche. Anche in questo caso è evidente dalla foto dal satellite la quantità di bancali piastrelle stoccati nelle aree esterne.

 

Le piastrelle in bicottura degli anni '60

Anni '60: crisi e reazioni dei produttori di piastrelle

Nel 1962 un forte squilibrio nella bilancia dei pagamenti spinge il governo a svalutare la Lira e ad alzare il tasso di sconto. L'innalzamento dei tassi ha effetti drammatici sull'edilizia: finanziare l'acquisto di una casa costa di più ed il mercato rallenta  bruscamente.
Il settore ceramico passa da 51 milioni di metri quadrati del 1962 a 34 milioni del 1964.
Ma gli Emiliani sono imprenditori tosti e reagiscono adoperandosi per esportare e per innovare il processo produttivo e lanciare nuovi stili. 

piastrelle ceramiche: un bagno degli anni '70

EXPORT 

I produttori reagiscono cercando di vendere all'estero: la percentuale di export raggiunge in quegli anni il 16% delle vendite. Ma non basta: alcune aziende non ce la fanno e chiudono.

piastrelle in ceramica: i bagni degli anni '70

INNOVAZIONI

Quelle rimaste si spingono all ricerca di innovazioni tecnologiche ed è proprio negli anni '62 e '63 che le aziende del comprensorio sostituiscono i vecchi forni Hoffman con i forni a tunnel, tecnologia tuttora utilizzata, che consente una maggiore produttività ed un netto calo del fabbisogno di manodopera. 

Piastrelle in bicottura da rivestimenti e da pavimenti

Fine anni '60 : la piastrella in monocottura

La vera innovazione sconvolse il settore alla fine degli anni '60. Fu una innovazione di processo ma anche una innovazione di prodotto.

Piastrelle in ceramica: la ricottura
Prima dell'invenzione della monocottura le piastrelle in bicottura da rivestimento venivano utilizzate anche per il pavimento

Se prima di allora le piastrelle ceramiche venivano prodotte con il metodo della bicottura (cuocendo prima il supporto e poi, nuovamente, il supporto smaltato) in quegli anni si sperimenta la monocottura.
E' una innovazione che viene tentata per la prima volta negli stati uniti ma che si perfeziona e si diffonde velocemente nel distretto italiano: è una rivoluzione!

La diffusione delle piastrelle in monocottura

Il successo della monocottura è immediato e sconvolgente. D'altro canto i vantaggi - rispetto alla bicottura - sono importanti:

► ha una maggiore resistenza agli agenti atmosferici,
► un più elevato carico di rottura,
► una eccezionale resistenza all'usura, anche con uno spessore minore.

Insomma, è un prodotto resistente, perfetto per essere posato a pavimento di case, negozi e uffici.

Grazie all'introduzione del forno a tunnel prima e della monocottura poi, nell'arco di poco più di un decennio si è anche triplicata la produzione di piastrelle per addetto. Questa, infatti, è pssata dai circa 5 mila metri quadrati prodotti nella prima metà dgli anni '70 ai quasi 15.000 metri raggiunti alla fine degli anni '80.

Questa innovazione ha permesso una tale diffusione nel mercato da poter dire che la monocottura ha ftto diventare la piastrella un prodotto "di massa" e dai 50 milioni di metri quadrati prodotti nei primi anni '60 si arriva ai quasi 400 milioni di metri quadrati alla fine degli anni '80. Un successo straordinario per l'industria italiana che è stata poi imitata da numerosi altri paesi, prima fra tutti la Spagna.

Non sempre l'abbinamento con i rivestimenti in bicottura è facile (come si vede nel bagno qui sotto) ma la resistenza della monocottura è tale da essere scelta come pavimento dei bagni: 

Rivestimento in bicottura e pavimento in monocottura (anni '70)

Anni '80: troppa offerta di piastrelle e concorrenza spagnola

Negli anni '80 il settore vive una seconda crisi che causa un importante regresso produttivo.
La principale motivazione della crisi sta è l'eccessiva produzione: troppa offerta sorta in risposta alla crescente domanda che non viene assorbita dal mercato.

L'eccedenza di capacità produttiva si combina con un periodo di stagnazione economica mondiale e l'industria italiana inizia a soffrire.
Come se non bastasse si affaccia sul mercato internazionale, proprio in quegli anni, un temibile concorrente: il distretto produttivo spagnolo (più competitivo nel versante dei costi) di Castellon de la Plana, vicino a Valencia.

distretto di castellon
Vista aerea del distretto delle piastrelle ceramiche spagnole a Castellon de la Plana 

Anche qui le industrie ceramiche nascono per la vicinanza di colline con cave di ottima argilla e dopo aver saturato la domanda interna si affacciano al mercato europeo, in concorrenza con i produttori di piastrelle italiani. 

Per il distretto italiano è di nuovo crisi


Gli effetti della crisi e le reazioni dei produttori di piastrelle

Il primo effetto è l'abnorme immagazzinamento di scorte ed i magazzini prima, i cortili ed i campi poi, si riempiono di bancali di piastrelle. 
Uno dei problemi, nel produrre piastrelle, sta nella estrema difficoltà di rallentare o fermare la produzione, specie per il forno. 
Per accendere, mettere in funzione e tarare il forno sono necessarie diverse settimane di lavoro ed una volta regolato deve continuare a sfornare piastrelle senza sosta giorno e notte.

monocottura per pavimento e rivestimento bagno
Piastrelle in monocottura per pavimenti e rivestimenti con i tipici decori singoli e a fascia (listelli) degli anni '80



Una ulteriore conseguenza, generata dalla prima, è il continuo ribasso dei prezzi delle piastrelle, strategia con la quale si tenta di diminuire i livelli di stock.
Ma è una strategia che non funziona: si riducono i margini e molte imprese si avviano al fallimento (specie quelle che non hanno ottimizzato i costi).

Il numero di imprese, passa da  468 imprese che producono piastrelle in ceramica a 413.

La crisi colpisce soprattutto il settore della bicottura: le imprese di smalteria e di produzione di biscotto crollano. Mentre quelle che producono piastrelle in monocottura riescono a reggere meglio l'urto.

Ma, di nuovo, gli imprenditori del settore delle piastrelle non si perdono d'animo e mettono a punto un nuovo cambiamento, una innovazione che rivoluzionerà, ancora una volta, il settore. Si tratta del grès porcellanato.
 

 Che cos'è il grès porcellanatO?
 

Le piastrelle in grès porcellanato

Come abbiamo visto a seguito della prima crisi, quella degli anni '60, ma anche con la crisi degli anni '80 l'industria ceramica italiana reagisce innovando.
E l'innovazione introdotta negli anni '90, il grès porcellanato appunto, è una innovazione straordinaria.

Si tratta di una innovazione di processo (cambia cioè il modo di produrre le piastrelle) ma anche di prodotto: cambia cioè l'utilizzo delle piastrelle che possono trovare nuovi ambiti applicativi.

La tecnologia del grès porcellanato, rivoluzionerà il settore e tuttora rappresenta il tipo di piastrella in ceramica più venduto.
 

Un moderno forno per la cottura di piastrelle in grès
Un moderno forno continuo per la cottura di piastrelle in grès porcellanato. Il forno è il "cuore" del processo produttivo. 

Il grès porcellanato a tutta massa

Le prime tipologie di grès sono quelle "a tutta massa": la piastrella si presenta omogenea nello spessore per cui la superficie è uguale al retro della piastrella. I vantaggi di questo tipo di piastrelle sono la resistenza di gran lunga più elevata rispetto ad una monocottura sotto diversi aspetti:

  • resistenza meccanica alla caduta di oggetti
  • resistenza all'abrasione superficiale 
  • resistenza al graffio 

Questo prodotto si presenta, però, esteticamente molto semplice e poco adatto sia ad un utilizzo residenziale che commerciale/direzionale. Certamente assolve perfettamente i compiti di resistere al passaggio dei carrelli in un supermercato, ad esempio, o le sollecitazioni di un laboratorio o di un officina. Ma per poter essere utilizzato anche nel residenziale occorre sperimentare altre innovazioni. Che stanno per arrivare...

Interno del forno per la cottura delle piastrelle
L'interno di un moderno forno per la cottura delle piastrelle, completamente rivestito in piastre di materiale refrattario per resistere alle altissime temperature. Anche i rulli, su cui corrono le piastrelle, sono in ceramica refrattaria.

Si innova ancora: il grès levigato 

Inoltre qualcuno inizia a pensare che il grès a tutta massa potrebbe essere lavorato levigandolo come si fa con il marmo, utilizzando delle mole abrasive di grana via via più fina che abradono la superficie con l'aiuto dell'acqua fino a renderla lucida a specchio. 

Dalla costola del grès nasce un nuovo prodotto: il grès levigato. La lucentezza della superficie lo renderà adatto ad essere utilizzato in locali di pregio, negozi, centri commerciali. 

Il grès porcellanato levigato

 

Un'idea geniale: il grès strutturato per esterni

Un'altra idea di straordinaria importanza per il settore, è quella che ne ha permesso l'utilizzo in esterno. Se la monocottura, infatti, dava problemi all'esterno a causa del distacco dello smalto dal supporto a causa del gelo, il grès - che è quasi del tutto inassorbente - è teoricamente un prodotto perfetto anche all'esterno. 
Ma serviva l'idea giusta per renderlo adatto anche dal punto di vista estetico e dell'antiscivolo. 

L'idea è così semplice da apparire banale: sembra che un tecnico, in produzione, abbia appallottolato un pezzo di carta e lo abbia premuto sulla superficie cruda della piastrella. La superficie liscia si trasforma in strutturata e le increspature provocate dalla carta ricordano una pietra a spacco. L'idea circola nei bar del distretto e tutti i produttori iniziano a sperimentare stampi in grado di ottenere una superficie irregolare. 

Nascono le piastrelle in grès per esterno.

IL GRÈS PER ESTERNI

La furbizia vince sugli scrupoli: il grès smaltato

Il grès ancora non riesce ad affermarsi negli spazi residenziali. Certo, con il grès levigato qualche pavimento viene realizzato, ma ancora non si riesce ad affermare. Alla signora Maria non piace questa monotonia, la mancanza di venature, decorazioni, sfumature. 

Alcuni produttori lavorano per riuscire a creare, negli stampi, una stonalizzazione, una miscela di polveri in grado di dare "movimento" alle piastrelle. Ma i risultati sono poco rilevanti. Anche noi, in negozio, non riuscivamo a convincere la famiglia ad utilizzare quelle piastrelle in casa: "saranno anche resistenti ma sono brutte".

Qualche altro produttore inizia a sperimentare la smaltatura sul grès. Le prime piastrelle che ci arrivano in negozio sono dei grès in cui l'impasto ha un colore omogeneo (bianco, rosa, beige...) ma la superficie presenta delle venature ad imitazione dei marmi più noti. Questi primi prodotti vengono "venduti" come piastrelle con la resistenza del grès e l'estetica della monocottura. Non è proprio così: quelle prime piastrelle avevano problemi di usura superficiale da calpestio che "cancellava" le decorazioni superficiali. Molti produttori "puristi" si scandalizzano e gridano al complotto contro questo prodotto in cui si maschera il corpo della piastrella con una superficie differente e chiedono che non si possa definire "grès".

Ma è il mercato, come sempre, a decretare il vincitore. La signora Maria vuole il grès porcellanato smaltato. La resistenza all'abrasione, in una abitazione privata, non è così importante e questo prodotto si afferma crescendo a livelli record e cancellando, di fatto, la monocottura. 

Per saperne di più leggi: 

IL GRÈS PORCELLANATO SMALTATO

Le grandi lastre in grès porcellanato

Ogni tanto qualcuno decreta che "nel mondo delle piastrelle non c'è più niente da inventare" e, puntualmente, il settore delle piastrelle ceramiche stupisce il mondo, inventandosi prodotti che sconvolgono il mercato.
Ed anche in questo caso l'innovazione arriva in un momento di crisi. 

Negli 8 anni che vanno dal 2008 al 2016 l'Italia - contagiata come tutta l'Europa dalla crisi dei mutui subprime e dal fallimento di Lehman Brother - vede crollare i numeri dell'edilizia.
Si sgonfia la bolla immobiliare ed il settore perde il 35% degli investimenti. 

La crisi edilizia negli anni 2007-2017

Il settore meccano-ceramico, orgoglio mondiale del Made in Italy, in collaborazione con i produttori di piastrelle italiani, mette a punto i macchinari per pressare e cuocere piastrelle di enormi dimensioni. 
Nel frattempo viene applicata la stampa ink-jet digitale ad altissima definizione. 
La combinazione di queste due tecnologie consente la nascita delle "grandi lastre in ceramica". Ancora una volta il settore riesce a rivoluzionare la piastrella in ceramica. Ancora una volta si accrescono gli ambiti applicativi: le grandi lastre sono destinate a rivoluzionare l'architettura d'interni ed a diventare rivestimenti di porte, armadiature, ante di cucine, top di cucine e bagni. 

LE GRANDI LASTRE IN GRÈS

Gli spessori delle piastrelle in ceramica

La piastrella in ceramica ha fatto molta strada, dalle prime lastre incise dagli Assiri o smaltate dagli Egiziani, fino alle impressionanti dimensioni delle grandi lastre in ceramica che imitano fedelmente alabastri ed unici preziosi.  
Ma non sono solo le dimensioni ad essere variate. 

I produttori hanno lavorato anche sugli spessori ed ed oggi i negozi specializzati in pavimenti possono offrire una gamma di spessori in grado di soddisfare varie esigenza.
Partiamo dallo spessore sottile di 3,5 millimetri del grès laminato utile in caso di sovrapposizioni o per rivestire porte, ante di mobili etc.
Lo spessore 6 millimetri che, nel meravigioso formato120x120, si sta affermando come il più bel formato per i pavimenti residenziali ma anche direzionali e commerciali. 
Lo spessore 10 millimetri è quello classico per il grès da pavimento nei formati "classici". 
Mentre si sale fino ai 20 millimetri dei grès porcellanati "autoportanti" e cioè che si possono posare galleggianti, su sabbia o su supporti in plastica, senza doverli incollare. Il 20 millimetri è anche disponibile nei grandissimi formati per realizzare piani cucina a spessore o per realizzare scale. 
Oggi troverai anche grès per posa galleggiante di spessore 30 millimetri e dei "cubetti" di grès che arrivano ai 6 centimetri di spessore, in grado di sostituire gli autobloccanti o, appunto, i cubetti di porfido

Non sempre i pionieri fanno successo. Tra gli anni '30 e '40 del 1900 una azienda produttrice di piastrelle, la Ceramica Veggia, tenta di lanciare un prodotto di spessore di circa 4 millimetri. L'idea è dell'ingegner Antonino Dal Borgo che la brevetta nel 1945 con il nome di KerVit, un nome che ci fa già capire come si tratti di una ceramica con caratteristiche molto simili al vetro. Era decisamente un precursore dei moderni grès a spessore sottile in quanto realizzata unicamente utilizzando smalto (senza il supporto poroso in argilla rossa, tipica di quei tempi) che vantava caratteristiche di leggerezza, di antigelività, che consente di essere tagliata più facilmente e che può adattarsi a diverse superfici senza bisogno di pezzi speciali. Il prodotto, probabilmente troppo avveniristico rispetto alle esigenze dell'epoca, non decolla e con la chiusura dell'azienda si perde un progetto straordinario. Il testimone di questa straordinaria intuizione è stato raccolto oggi, più di 70 anni dopo, dalle moderne grandi lastre in grès laminato.

La decorazione digitale delle piastrelle

Le innovazioni sembrano non finire mai. 

Un'altra rivoluzione si è compiuta grazie alla magia della stampa digitale su grès porcellanato.
Grazie a macchinari che funzionano in modo simile ad una stampante a getto di inchiostro è oggi possibile riprodurre sulle lastre in ceramica qualsiasi immagine con una risoluzione altissima.

Questo sta generando una richiesta di lastre in ceramica decorate per utilizzi nell'arredamento e nell'architettura.
Ancora non sappiamo dove porterà questa tendenza ma abbiamo visto piastrelle in grès imitare perfettamente il legno ed altri imitare la carta da parati.
Qui puoi approfondire il tema: 

DECORAZIONE DIGITALE SU GRÈS

Il fatto che la ceramica riesca con estrema facilità ad imitare (migliorandone gli aspetti tecnici) tutti i materiali presenti in natura la pone come un elemento pontenel moodboard dell'abitazione. La piastrella può diventare l'elemento di collegamento, la connessione tra i vari materiali impiegati, grazie proprio a questa sua versatilità estetica. 

La decorazione digitale delle piastrelle

Il futuro della piastrella in ceramica

Quali altre innovazioni aspettarsi da un settore così dinamico? Non è semplice fare profezie ma qualcosa possiamo intravedere.

 
Le grandi lastre

Certamente le grandi lastre, che si sono diffuse negli ultimi anni soprattutto nel mondo del bagno, arriveranno ad occupare  un ruolo sempre più importante rispetto ai formati tradizionali. L'interesse del mondo dell'arredamento verso questa tipologia di materiale continuerà a crescere e probabilmente lo spessore 20 millimetri (2 centimetri) è quello che, alla fine, la farà da padrone nell'utilizzo come piani cucina, per realizzare tavoli o scale in grès. 

 

La vena passante

Tra non molto i produttori riusciranno a trovare una soluzione per avere un materiale omogeneo nella massa riuscendo ad ottenere la "vena passante". In questo momento ci sono dei tentativi che vanno in questa direzione ma la decorazione rimane sostanzialmente superficiale. L'obiettivo è quello di riuscire ad ottenere un prodotto in cui la vena ed il decoro superficiale si ritrovino anche nel corpo della piastrella.
Alcuni produttori (come Laminam ed Ariostea) già propongono una collezione di prodotti in cui la piastrella si presenta con una massa coerente con la superficie, anche se con prodotti in cui non ci sono venature o decorazioni, ma agglomerati.
Ma la ricerca per ottenere la vena passante è in corso ed alcuni produttori (Abk, Florim, Ariostea, Fondovalle...) hanno presentato i loro protipi a Cersaie 2023. 
Se davvero si riusciranno a produrre piastrelle con la vena passante si potranno lavorare le lastre di ceramica esattamente come il marmo ed il bordo, una volta segato e lisciato, apparirà "coerente" con il decoro di superficie e quindi molto più piacevole rispetto all'attuale corpo monocolore.

 

La stampa digitale personalizzabile

La stampa digitale aver risoluzioni sempre più alte e con dettagli, anche tridimensionali, incredibili al punto che si riusciranno ad imitare i materiali naturali in modo sempre più accurato. Ma non solo!
Abbiamo già la possibilità di disporre di lastre personalizzate: possiamo stampare foto in altissima risoluzione su lastre in ceramica. Una volta protette opportunamente potranno essere utilizzate sia all'interno che all'esterno.

 

Cappotti in piastrelle di ceramica

Le grandi lastre verranno utilizzate anche per rivestire le pareti esterne delle case, per realizzare cappotti termici che, a differenza del tradizionale intonachino, non necessiteranno di manutenzione nel futuro. 
Inoltre un cappotto realizzato in ceramica ha caratteristiche di riflettanza della luce diverse da un intonaco e lo si può fare con colori e decorazioni molto più brillanti e vivide. 

 

Piastrelle antibatteriche, autopulenti e antismog

Un tema molto sentito, dopo la diffusione nell'inverno del 2020 del Coronavirus, è il tema dell'igiene e della santificazione delle superfici. Le piastrelle in ceramica già da anni vengono prodotte con caratteristiche autopulenti che ne consentono l'installazione all'esterno di case ed edifici. 
Ma oltre alle piastrelle in grandi lastre autopulenti oggi è anche possibile acquistare piastrelle per pavimenti e rivestimenti antibatteriche. 
Alcuni produttori, inoltre, hanno già implementato trattamenti incorporati nelle piastrelle che riescono a diminuire lo smog, abbattendo alcune tipologie di inquinanti.

 

Piastrelle fotovoltaiche 

Per quanto riguarda l'evoluzione delle superfici in termini tecnologici assisteremo anche a piastrelle in ceramica che diverranno collettori di energia solare, in grado, cioè, di sfruttare l'effetto fotovoltaico oppure termico per trasformare l'energia solare in energia o in acqua calda. Su questo siamo ancora agli inizi e al momento non è certo che si riesca a percorrere questa direzione. 

 

Piastrelle che nascondono interruttori

Si stanno, invece, già sperimentando lastre in grès sensibili al tocco, per consentire di accendere e spegnere la luce sfiorando la lastra (senza interruttori, quindi). Ma sono già in commercio piani cucina realizzati in grès che nascondono, al di sotto, i piani ad induzione per riscaldare il cibo: perfettamente invisibili. Insomma, la fantasia e la creatività italiana ci riserveranno altre, meravigliose, innovazioni!

 

Le grandi lastre ceramiche come carta da parati

Cucina in Grès

RUOLO: Titolare
SEDE: Gambellara

Michele è nato e vissuto ad Arzignano.

Commenti

Vorrei realizzare una piastrelle che riporti un mio testo poetico. E' possibile? Quali i costi, nel caso sia possibile? Grazie, Lorenza Colicigno

24/06/2019 - Lorenza Colicigno

Ciao Lorenza, 

certamente si possono produrre piastrelle personalizzate, decorate "su disegno", quindi anche riprodurre testi o, come scrivi, poesie. Troverai indicazioni e costi nell'articolo: 

https://www.fratellipellizzari.it/blog/stampa-digitale-piastrelle-gres-porcellanato

grazie, ciao! 

 

24/06/2019 - manager

I live in Treviso in a 17th century barchessa. I found a tile when I was digging in the garden, it has a Giglio (I can send you photo). On the back is written Società Italiana Vittoria. Would you have any information about it please. Thank you

16/06/2020 - Mary Bacci

Hallo Mary, 

sorry I don't know this "Società Italiana Vittoria" but I will appreciate if you could send me some photos of the tiles. And I will research. My address is [email protected]

thanks!!

20/06/2020 - manager

Credo che i bagni imbarazzanti con tutte le squallide imitazioni dei prodotti naturali legno pietra marmo cotto ecc ecc ecc si fanno da 30 anni a questa parte riducendo a sottozero il design del made in italy del secondo dopoguerra. È ora di svecchiare tutta queste imitazioni e ridare lustro e personalita al settore ceramico ridotto nell' oblio più totale.

17/11/2020 - Marco

Ciao Marco, 

grazie per il tuo commento. In realtà esistono già prodotti ceramici che sono assolutamente originali e che non imitano altri materiali, il problema è che il mercato non li sta premiando e quindi non hanno molta visibilità. Ma ti assicuro che ci sono aziende (non molte, vero) che producono piastrelle in ceramica meravigliose: alcune con smalti preziosi, altre con ricerche nella geometria e tridimensionalità, altre ancora in cui sono applicate decorazioni artistiche. Certo, non sono facili da trovare... 

ciao! 

17/11/2020 - manager

Buongiorno ho 62 anni e sono una di quelle persone che hanno contribuito alla
Evoluzione della ceramica dal punto di vista tecnico, estetico e chimico lavorando in diversi paesi del mondo come consulente tecnico artistico. Negli ultimi dieci ho dipinto porcellana per arte funeraria e lavoro anche il vetro di Murano in fusione. Ho letto e se ha bisogno di allargare o approfondire i contenuti della sua storia sono a sua disposizione.
Grazie dell'attenzione.
Albarelli Paola

15/04/2021 - Albarelli Paola

Ciao Paola,

accetto molto volentieri l'aiuto da una esperta come te!

Ti scrivo alla mail che hai lasciato,

ciao!

15/04/2021 - michele

Buongiorno,
sono docente ITS RED corso "Marketing e Manager" di Vicenza. Cercando del materiale per una lezione, ho trovato questo studio molto interessante e molto ben organizzato. Pensavo di usarlo a lezione, citando l'autore e l'azienda. Chiedo gentilmente, lo posso fare?
Grazie dell'attenzione, Clara Poli

02/10/2021 - Clara Poli

Certamente!

Buon lavoro, grazie.

02/10/2021 - manager

Buongiorno, veramente un bel lavoro complimenti. Mi sa dire il formato delle piastrelle che si usavano nelle cucine e nei bagni nei prima anni 60 e che venivano messe “a sbalzo”? Vorrei ricreare quell’effetto ma non riesco a capire se si tratta di normali 20x20 oppure di un formato differente. Grazie mille

23/10/2022 - Adriano

Ciao Adriano,
forse per "piastrella a sbalzo" tu intenda il contorno con pezzi speciali a toro che si mettevano nei piani dei bagni e delle cucine e che, in effetti, sporgevano dai piani.
Molti produttori dell'epoca fornivano non solo le piastrelle (generalmente in formato 10x10) ma anche tutti i pezzi speciali per rivestire piani bagno e cucine e trasformarli in "bagni e cucine in muratura". Si tratta di guscie, toro lineare, toro angolare... ed anche elementi per il bagno come portasapone o portacarta in ceramica.
Il più conosciuto di questi produttori era Cotto Veneto, azienda che ha chiuso.
Puoi trovare ancora questi pezzi speciali nel catalogo di alcuni fornitori di prodotti artigianali come, ad esempio, Francesco De Maio.
Spero di esserti stato utile,
ciao!

24/10/2022 - michele

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