In questo articolo parliamo di piccole tessere che vestono il bagno in moltissimi modi differenti: dalle tinte unite al barocco, da miscele arabeggianti a damascati leggeri, dal classico bianco e nero a trasparenze coloratissime fino alle applicazioni moderne. In questo articolo partiremo dalle origini del mosaico e arriveremo a farti ispirare dalle moderne applicazioni in bagni contemporanei.

Il mosaico: un rivestimento prezioso per il tuo bagno

Al termine di questo articolo Vi presentiamo alcuni bagni in mosaico realizzati tra Vicenza e Verona. Come vedrete gli stili dei bagni sono molto differenti tra loro e, pur utilizzando tutti il mosaico, i risultati sono estremamente vari. Alcuni vi piaceranno, altri meno.
Questo a testimonianza del fatto che quando si generalizza parlando di  "bagno in mosaico", si commette un errore. Dovremmo parlare di "bagni in mosaico" di effetti diversi: stile inglese, minimal, classico, glamour... 

 

 

Esempi di mosaico per bagno, negozio di Vicenza

 

Il mosaico può interpretare vari stili 

Il mosaico, come la ceramica ed il marmo, consente di essere interpretato in chiave moderna piuttosto che classica, di essere molto decorativo o assolutamente minimal, di trasmettere sensazioni di lusso piuttosto che giochi di colori ed è il Vostro architetto o l'arredatore che avrà il compito di comprendere i Vostri gusti e applicarli, giocando un ruolo fondamentale per raggiungere l'obiettivo sognato. 

Ma prima di vedere le realizzazioni, facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come è nato il mosaico e come si è evoluto nei millenni. 

 

Origine del termine mosaico

Ma per comprendere come usare questo materiale è necessario fare un passo indietro...

Come è nato il mosaico? Perché si chiama così? 

Senza pretese di essere degli storici dell'arte, cercheremo di capire dove è nato e com'è arrivato fino ai giorni nostri questo materiale.
Iniziamo dalla parola mosaico che deriva da "musa".
In latino questo ha dato origine alla definizione "opus musivum" ed infine ai termini "arte musiva" e "mosaico". 

 

Nascita del mosaico

Lapislazzuli e conchiglie: i primi mosaici erano stendardi

L'utilizzo di tessere di mosaico risale ad almeno 5.000 anni fa: è di quell'epoca lo stendardo di Ur, un leggio realizzato con tessere di lapislazzuli, calcare rosso e conchiglie. Ma anche le decorazioni sui sarcofagi dei faraoni egizi, databili sempre circa 5.000 anni fa, erano realizzate combinando tessere variopinte di pietre preziose, pietre dure e vetro

 

Il mosaico diventa un pavimento

In epoca più recente, circa 500 anni prima di Cristo, nasce l'utilizzo del mosaico come pavimento. Sono databili in quell'epoca i ritrovamenti di Lithostrota (cioè pavimenti di pietra) composti da sassolini arrotondati che venivano fissati a terra su un letto di calce e fungevano da pavimento decorato. La gamma cromatica di questi pavimenti è limitata ai colori naturali delle piccole pietre tonde, dei ciottolini, che si trovavano nei fiumi. 
 

Mosaico di Efeso

 

Il mosaico a Roma

Dipinti di mosaici di marmi esotici

Il mosaico trova poi un espressione più raffinata e grandiosa nella Roma dell'impero: dai primi mosaici bicorni bianchi e neri fino ai mosaici policromi con tessere regolari ed irregolari. Al fine di riuscire a riprodurre scene mitologiche, nature morte o motivi marini in modo sempre più simile a quanto fanno i pittori, le tessere si riducono di dimensioni e si cerca di ampliare continuamente la gamma cromatica, facilitati in questo dall'estensione dell'impero che consentiva di reperire pietre e marmi dall'africa al nord europa.
L'abilità dei mosaicisti romani è evidente nei mosaici scoperti a Pompei come quello della foto che segue. 
 

Mosaico a Pompei

 

Oppure nei fantastici mosaici di Villa Armerina (detta anche Villa Romana del Casale): 

Mosaici Romani di Villa Armerina

Il mosaico nel mondo islamico

Anche nel mondo islamico il mosaico si diffonde e viene utilizzato per decorare cupole di Moschee utilizzando, anziché il marmo, le più economiche ceramiche assieme a paste vitree. L'utilizzo della pasta di vetro consente di ampliare la gamma cromatica all'infinito rispetto ai colori delle pietre che sono invece limitati e sarà fondamentale per lo sviluppo e la diffusione del mosaico. 
 

Il soffitto in mosaico di una moschea islamica
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L’arte del mosaico ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’architettura islamica, diventando una delle tecniche decorative più affascinanti e caratteristiche del mondo musulmano. Sebbene il mosaico non sia una tecnica nata in ambito islamico, la sua reinterpretazione all'interno della cultura islamica ha portato a risultati straordinari, con un'evoluzione unica che attraversa secoli e regioni, dall’Oriente all’Andalusia.

Origini e prime influenze: l’eredità bizantina e sasanide

Quando l’Islam emerse nel VII secolo d.C., le regioni conquistate dai primi califfati includevano territori già profondamente segnati dalla tradizione artistica bizantina e persiana. In particolare, l’Impero Bizantino aveva sviluppato un uso sofisticato del mosaico, come testimonia la celebre Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (oggi Istanbul), decorata con tessere d’oro e motivi religiosi cristiani.

I primi artisti musulmani ereditarono queste tecniche e le adattarono alle esigenze della nuova religione, evitando rappresentazioni figurative e preferendo motivi geometrici, vegetali (arabeschi) e calligrafici, conformi ai principi dell'aniconismo islamico.

La Cupola della Roccia: il primo grande mosaico islamico

Il primo esempio monumentale di mosaico islamico si trova nella Cupola della Roccia (Dome of the Rock), costruita a Gerusalemme tra il 691 e il 692 d.C. sotto il califfo omayyade ʿAbd al-Malik.

All'interno del santuario, i mosaici ricoprono le superfici delle arcate e delle pareti, utilizzando tessere di vetro colorato, oro e madreperla. I motivi decorativi sono un miscuglio di elementi bizantini reinterpretati in chiave islamica: motivi vegetali stilizzati, gioielli e corone, ma nessuna figura umana o animale.

Immagine rimossa.

L’epoca omayyade e gli sviluppi in Siria e Giordania

Durante il Califfato omayyade (661–750), il mosaico ebbe grande diffusione soprattutto in Siria e Palestina. Un altro capolavoro è la Grande Moschea degli Omayyadi a Damasco, costruita all’inizio dell’VIII secolo.

I suoi mosaici monumentali rappresentano paesaggi idealizzati, città paradisiache e vegetazione lussureggiante, ancora una volta senza figure umane. Si ritiene che gli artisti bizantini abbiano partecipato alla realizzazione delle decorazioni, su incarico diretto del califfo al-Walid I.

La transizione verso la ceramica e il mosaico in Iran e Asia centrale

Dopo la caduta degli Omayyadi e l’ascesa degli Abbasidi (750–1258), il centro del potere si spostò a est, verso Baghdad e l’Iran. In queste aree si sviluppò una nuova tecnica decorativa: il mosaico ceramico smaltato, che prese il posto del tradizionale mosaico in pietra e vetro.

Uno dei luoghi simbolo di questa transizione è la Moschea del Venerdì di Isfahan, in Iran, che nei secoli fu ampliata e arricchita con straordinari mosaici di piastrelle smaltate (zellij o girih) dai colori turchesi, blu cobalto e bianchi.

Al-Andalus e il trionfo dello zellij in Marocco e Spagna

Nel mondo islamico occidentale (Maghreb e penisola iberica), la tecnica decorativa più rappresentativa diventò il mosaico zellij, composto da piccole tessere di ceramica smaltata tagliate con precisione per creare intricati motivi geometrici.

Un capolavoro assoluto di questa tecnica è l’Alhambra di Granada, costruita dai Nasridi nel XIV secolo. Le pareti dei palazzi e dei cortili sono ricoperte da spettacolari mosaici geometrici policromi, un esempio perfetto di simmetria, ordine e armonia visiva.

Anche in Marocco si trovano importanti esempi, come la Madrasa Bou Inania a Fès, dove lo zellij riveste colonne, fontane e pareti in combinazione con il legno intagliato e lo stucco scolpito.

L’arte timuride e i mosaici monumentali dell’Asia centrale

Nel XIV e XV secolo, l’Impero timuride (con capitale a Samarcanda) sviluppò una delle forme più spettacolari di decorazione musiva: le facciate monumentali interamente rivestite da piastrelle smaltate in mosaico ceramico.

Il complesso di Registan, a Samarcanda (nell’attuale Uzbekistan), è uno degli esempi più impressionanti: le madrase sono ornate da motivi stellati, arabeschi e calligrafie in mosaico su scala architettonica.

L’arte ottomana e il declino del mosaico tradizionale

Con l’Impero ottomano (1299–1922), l’arte decorativa islamica si orientò verso la ceramica dipinta anziché il mosaico vero e proprio. I famosi rivestimenti in piastrelle di İznik (come nella Moschea Blu di Istanbul) sono applicazioni pittoriche, non mosaici in senso tecnico.

Ciò nonostante, la raffinatezza dei disegni floreali e calligrafici delle piastrelle ottomane mostra la continuità di una lunga tradizione decorativa, ormai trasformatasi in una forma più leggera e meno laboriosa rispetto al mosaico.

Mosaici pavimentali in marmo, battistero di Firenze

Il pavimento in mosaico del Battistero di Firenze: un capolavoro di simbolismo e maestria medievale

Il Battistero di San Giovanni è uno degli edifici più antichi e rappresentativi di Firenze. Situato di fronte alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Battistero è celebre per le sue porte bronzee, per la cupola decorata a mosaico, ma anche per il suo straordinario pavimento musivo, ricco di simbolismi cosmologici, geometrici e religiosi.

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Contesto storico e architettonico

Il Battistero è databile tra il IV e il V secolo come prima struttura cristiana, ma nella sua forma attuale fu ricostruito tra il 1059 e il 1128 in stile romanico fiorentino, con influenze classiche evidenti nella pianta ottagonale e nel rivestimento in marmo bianco e verde.

🔗 Battistero di San Giovanni (Wikipedia)

 

Il pavimento a mosaico: materiali e tecnica

Il pavimento interno è realizzato in opus sectile, una tecnica antica che prevede l’uso di lastre marmoree tagliate e disposte in motivi geometrici o figurativi, più che in tessere minute come nel mosaico tradizionale (opus tessellatum). Viene comunque considerato un mosaico pavimentale, perché l’effetto visivo e la simbologia seguono lo stesso principio compositivo.

I marmi impiegati provengono da cave italiane: bianco di Carrara, verde di Prato (serpentino), rosso di Verona, giallo antico e nero africano, tutti utilizzati per comporre figure geometriche, rosoni, e motivi simbolici.

 

Motivi decorativi e simbolismi

Il pavimento è diviso in zone tematiche:

  • Motivi geometrici e ottagonali: alludono alla perfezione divina e alla rigenerazione battesimale (l’ottagono, infatti, è simbolo dell’ottavo giorno, quello eterno della resurrezione).
  • Zodiaco e figure mitologiche: in alcuni settori troviamo motivi zodiacali, cosmici e mitologici, che riflettono l’influenza della cultura classica e tardo-antica nel pensiero medievale.
  • Labirinto: era presente un piccolo labirinto pavimentale (oggi in parte perduto) che rappresentava il cammino dell’uomo verso Dio, simile a quello della cattedrale di Chartres.

Questi motivi servivano anche da catechesi visiva per i fedeli, che spesso non sapevano leggere: camminare su quel pavimento significava percorrere un cammino di fede.

 

Autori e botteghe: chi realizzò il mosaico?

Non esistono documenti certi che attribuiscano il pavimento musivo a un singolo autore, ma gli studiosi ritengono che sia stato realizzato nel XII secolo, probabilmente da maestranze toscane legate alle stesse botteghe che lavorarono alla Cattedrale e alle porte bronzee del Battistero.

È probabile che gli artigiani abbiano avuto contatti con la cultura bizantina, e non si esclude che maestri bizantini abbiano lavorato anche in questa fase, data la somiglianza con il pavimento della Basilica di San Marco a Venezia.

 

Un confronto: il pavimento vs. la cupola

Il pavimento del Battistero è meno noto rispetto al mosaico della cupola, che fu realizzato a partire dal XIII secolo da artisti bizantini e locali, come Coppo di Marcovaldo e forse Cimabue.

🔗 Mosaico della cupola del Battistero

Mentre la cupola raffigura episodi del Giudizio Universale e della storia sacra, il pavimento punta su un discorso simbolico e cosmologico più astratto, ma profondamente legato al rito battesimale.

 

Restauri e conservazione

Nel corso dei secoli il pavimento ha subito vari restauri, in particolare nel XIX e XX secolo, con integrazioni e consolidamenti. Alcune sezioni sono oggi coperte o non visibili al pubblico per motivi di conservazione.

Recenti restauri hanno messo in luce l’originalità dei disegni e la qualità dei materiali, confermando l’altissimo livello raggiunto dagli artigiani medievali fiorentini.

 

Conclusione: un cammino di pietra verso il divino

Il pavimento musivo del Battistero di Firenze è più di un elemento decorativo: è una mappa spirituale, un cammino simbolico che accompagna il battezzando nel suo ingresso nella vita cristiana. Unisce il sapere cosmologico antico con la dottrina cristiana medievale, e dimostra l’incredibile raffinatezza raggiunta dall’arte fiorentina già in epoca romanica.

Bisanzio ed il mosaico bizantino

Ma è a Bisanzio, dopo la caduta dell'impero romano d'Occidente, che il mosaico raggiunge il suo apice combinando la pasta vitrea con tessere di vetro trasparente accoppiate che avvolgono una sottile lamina d'oro.
Queste tessere sono quelle che ancora oggi affascinano i turisti nella Basilica di Santa Sofia e che 1.000 anni fa hanno affascinato i Veneziani, che le hanno usate per decorare gli oltre 8.000 metri quadrati di pareti e soffitti della Basilica di San Marco a Venezia. Questa è certamente l'opera musiva più estesa in Europa in un unico manufatto. 
 

Mosaici della Basilica di San Marco
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Il mosaico bizantino: nascita, sviluppo e splendore dell’arte musiva imperiale

Origini: dalla Roma imperiale al cristianesimo

L’arte del mosaico esisteva già in epoca greca e romana, ma con la nascita dell’Impero Bizantino (ufficialmente dal 330 d.C., con la fondazione di Costantinopoli da parte di Costantino I), questa tecnica fu trasformata in una forma d’arte simbolica, spirituale e imperiale.

I primi mosaici cristiani si trovano già nel IV secolo, nelle catacombe di Roma e nei primi battisteri e basiliche paleocristiane. Ma è sotto Giustiniano I (regno: 527–565) che il mosaico bizantino raggiunge la sua piena maturità.

🔗 Impero bizantino (Wikipedia)

 

Materiali e tecniche del mosaico bizantino

I mosaici bizantini si distinguono per l’utilizzo di:

  • Tessere in pasta vitrea colorata, spesso con inserti d’oro (una sottile foglia d’oro tra due strati di vetro).
  • Tessere in smalto, per effetti luminosi e brillanti.
  • Orientamento inclinato delle tessere, per riflettere la luce in modo dinamico (soprattutto nella cupola).
  • Fondo oro, che crea un’atmosfera astratta e trascendente, distaccata dalla realtà terrena.

La tecnica di posa era estremamente raffinata, e le superfici venivano lavorate per accentuare la luce proveniente da fonti naturali, trasformando lo spazio in un “paradiso visivo”.

 

Le prime opere monumentali: Ravenna e Costantinopoli

Basilica di San Vitale (Ravenna)

Uno dei massimi esempi dell’arte musiva bizantina è la Basilica di San Vitale a Ravenna, costruita tra il 526 e il 547. I mosaici interni sono celebri per i ritratti dell’imperatore Giustiniano I e dell’imperatrice Teodora, raffigurati come figure sacre, circondati da corte, vescovi e guardie imperiali.

Questi mosaici rappresentano l’ideologia teocratica bizantina: l’imperatore è il rappresentante di Dio sulla Terra.

 
Basilica di Santa Sofia (Costantinopoli/Istanbul)

La Santa Sofia, costruita da Giustiniano nel 537, fu originariamente decorata con splendidi mosaici dorati, molti dei quali vennero aggiunti nei secoli successivi.

Tra i più noti:

  • Il Cristo Pantocratore nel timpano dell’abside.
  • Il Deësis con Cristo, Maria e Giovanni Battista.
  • I mosaici imperiali con Costantino, Giustiniano, Zoe, Giovanni II Comneno e Costantino IX Monomaco.

 

Tipologie iconografiche del mosaico bizantino

L’arte musiva bizantina aveva una funzione liturgica e teologica, più che decorativa. Le tipologie ricorrenti sono:

1. Cristo Pantocratore

  • Raffigurato nella cupola o nell’abside, domina lo spazio sacro come giudice e re cosmico.
  • Il suo volto è serio, severo, ieratico.

2. Deësis

  • Rappresentazione del Cristo tra la Vergine Maria e Giovanni Battista, che intercedono per l’umanità.

3. Scene evangeliche e cicli narrativi

  • Annunciazione, Natività, Crocifissione, Resurrezione (Anastasis), Ascensione.
  • Questi cicli spesso seguono una struttura gerarchica: più in alto si trovano le scene divine, più in basso quelle terrene.

4. Santi, martiri, profeti e padri della Chiesa

  • Disposti in ordine simmetrico, spesso in processione o come figure isolate.

5. Simboli e motivi ornamentali

  • Croci, stelle, cerchi, palmette, colombe, pavoni (simbolo di immortalità), motivo a onde o spirali.

 

Evoluzione stilistica: dal realismo all’astrazione

Nel corso dei secoli, il mosaico bizantino si allontana dal naturalismo romano e sviluppa uno stile sempre più astratto e simbolico:

  • Le figure diventano più statiche, frontali e ieratiche.
  • Le proporzioni non seguono più le regole del realismo: la gerarchia spirituale prevale (es. personaggi più importanti sono più grandi).
  • Gli sfondi diventano dorati e atemporali, eliminando ogni riferimento al paesaggio reale.
  •  

 

Diffusione nell’impero e oltre

I mosaici bizantini si diffusero in tutto l’Impero e anche oltre:

 

Crisi e continuità: iconoclastia e rinascite

Nel periodo dell’iconoclastia (726–843), molti mosaici furono distrutti perché ritenuti idolatrici. Dopo la restaurazione delle immagini sacre, ci fu una rinascita artistica nel IX e X secolo (Macedone e Comnena), culminata in nuove decorazioni in mosaico, soprattutto in monasteri.

Mosaico bizantino a Ravenna

Il mosaico a Ravenna: l’oro di Bisanzio sulle pareti 

Ravenna fu capitale dell’Impero Romano d’Occidente, poi del Regno degli Ostrogoti e infine dell’Esarcato bizantino. In questi tre secoli (V–VII secolo), la città divenne un crocevia artistico e culturale tra Oriente e Occidente, dando vita a un corpus di mosaici ecclesiastici di eccezionale valore, oggi Patrimonio UNESCO.

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Contesto storico

  • 402 d.C.: Ravenna diventa capitale dell’Impero romano d’Occidente sotto Onorio.
  • 493–526: dominio di Teodorico e dei Goti ariani.
  • 540–751: conquista bizantina con Giustiniano; Ravenna diventa sede dell’Esarcato.

Questa stratificazione politica si riflette nei mosaici religiosi, che raccontano l'evoluzione della dottrina cristiana, da quella paleocristiana latina, a quella ariana ostrogota, fino all'ortodossia bizantina.

🔗 Monumenti paleocristiani di Ravenna - UNESCO

Principali opere musive a Ravenna

1. Mausoleo di Galla Placidia (425–450 ca.)

🔗 Wikipedia - Mausoleo di Galla Placidia

  • Uno dei più antichi mosaici superstiti.
  • Celebre la volta stellata blu con croce d’oro, simbolo della vita eterna.
  • Il Cristo Buon Pastore è rappresentato in forma giovanile e serena, con una pecora sulle spalle, secondo l'iconografia paleocristiana.

👉 Stile: sobrio, simbolico, con colori tenui; influenze tardo-romane.

2. Battistero Neoniano (o degli Ortodossi) – V secolo

🔗 Wikipedia - Battistero Neoniano

  • Mosaico centrale della cupola raffigura il Battesimo di Cristo, circondato dai 12 apostoli.
  • Motivi ornamentali classici, ma con una crescente astrazione.
  • I corpi sono ancora plastici, tridimensionali.

👉 Transizione tra naturalismo romano e astrazione bizantina.

3. Basilica di Sant’Apollinare Nuovo (inizi VI sec.)

🔗 Wikipedia - Basilica di Sant’Apollinare Nuovo

  • Costruita da Teodorico come basilica ariana.
  • I mosaici originali ariani furono in parte sostituiti dopo la riconquista bizantina.
  • Famosi i due lunghi cortei processionali di sante e santi martiri, che si muovono verso il trono della Vergine e di Cristo.

👉 Composizione lineare e narrativa, tipica della propaganda imperiale bizantina.

4. Basilica di San Vitale (547)

🔗 Wikipedia - Basilica di San Vitale

  • Massima espressione del mosaico bizantino in Italia.
  • Iconici i pannelli con:
    • Giustiniano e il suo seguito, tra cui vescovi e soldati.
    • Teodora, con il calice per l’Eucarestia, in una scena altamente rituale.
  • Il mosaico dell’abside mostra Cristo seduto su un globo celeste, con San Vitale e l’arcivescovo Ecclesio.

👉 Stile orientale: oro ovunque, frontali, ieratici, spirituali.

5. Basilica di Sant’Apollinare in Classe (549)

🔗 Wikipedia - Basilica di Sant’Apollinare in Classe

  • Mosaico absidale con Sant’Apollinare orante in un paesaggio paradisiaco.
  • Cristo è rappresentato simbolicamente come una croce gemmata su sfondo d’oro, con mano di Dio tra le nuvole.

👉 Forte simbolismo, paesaggi stilizzati, composizione verticale.

Caratteristiche del mosaico ravennate

  • Uso di fondi oro e blu profondo.
  • Figure frontali, statiche, con occhi grandi e sguardi ieratici.
  • Passaggio dal naturalismo romano (Galla Placidia) all’astrazione bizantina (San Vitale).
  • Spazi tridimensionali abbandonati a favore di piani sovrapposti.
  • Fortissima componente ideologica e liturgica: non decorazione, ma insegnamento visivo.

 

Venezia e Ravenna

Venezia e Ravenna, entrambe legate politicamente a Bisanzio, sono le città che portano in Italia il mosaico in pasta di vetro e in lamina d'oro e ne fanno un'arte.

La pasta di vetro in frammenti irregolari, viene arricchita con la malachite, i lapislazzuli e marmo o madreperla. Se la pittura ed anche gli affreschi sono soggetti a deperire nel tempo, il mosaico in parete ha una durata eterna, per questo viene preferito per decorare luoghi sacri. 

Nell'ottocento il mosaico torna a rivivere a Venezia sempre grazie alle vetrerie di Murano che aumentano la loro produzione di paste vitree per tessere musive di grande qualità. Tessere che tornano a rivestire, come nel medioevo, chiese e palazzi non solo del Veneto.

A testimonianza di questa rinascita fino alla metà del Novecento a Venezia lavorano circa 20 laboratori vetrai. Oggi, purtroppo, ne contiamo pochissime tra cui la fornace Orsoni. Questa fornace, di cui consigliamo la visita, ha una fantastica "biblioteca dei colori" di cui pubblichiamo qui di seguito una foto:

Biblioteca del colore Fornace Orsoni Venezia

A Venezia il mosaico diventa un capolavoro

Il mosaico veneziano rappresenta uno dei vertici dell’arte decorativa medievale e tardo-medievale in Europa. La sua origine è profondamente legata ai rapporti tra Venezia e l’Impero Bizantino, di cui la città fu a lungo alleata, tributaria e interlocutrice privilegiata.

Nel cuore della laguna, Venezia ha saputo fondere l’arte musiva orientale con la propria cultura e spiritualità, trasformando basiliche, battisteri e palazzi in racconti di luce e colore, su pavimenti e pareti.

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Perché Venezia adotta il mosaico?

1. Influenza bizantina

Venezia nasce e cresce sotto l’influenza dell’Impero Romano d’Oriente, e diventa una potenza autonoma solo dopo l’anno 1000. Già nel IX secolo, tuttavia, aveva legami politici, religiosi e artistici strettissimi con Costantinopoli.

  • I primi mosaicisti a Venezia furono artigiani bizantini.
  • I soggetti, i materiali e le tecniche derivano direttamente da Santa Sofia e dalle chiese dell’Impero orientale.

🔗 Wikipedia – Impero bizantino

 

2. Caratteristiche ambientali

Le costruzioni veneziane sono soggette a umidità, maree e instabilità. Il mosaico:

  • resiste bene all’umidità (più del fresco o dell’affresco),
  • si adatta a superfici curve o non perfettamente planari,
  • permette un effetto luminoso anche in ambienti poco illuminati.

 

3. Funzione simbolica e teologica

Nel mondo medievale cristiano (e bizantino), il mosaico è immagine del Paradiso:

  • le tessere d’oro riflettono la luce divina,
  • le figure ieratiche rendono visibile l’eterno,
  • ogni superficie musiva diventa catechesi per immagini.

 

Principali edifici con mosaici a Venezia

Basilica di San Marco

🔗 Wikipedia – Basilica di San Marco

  • Costruita nel IX secolo, ricostruita nell’XI secolo in stile bizantino.
  • È completamente decorata a mosaico: oltre 8.000 m²!
  • I mosaici interni (XI–XIII secolo) raccontano:
    • l’Antico e il Nuovo Testamento,
    • la vita di San Marco,
    • episodi apocrifi e dogmi cristiani.

Mosaici celebri:

  • La cupola dell’Ascensione (nartece)
  • La Creazione nella cupola della Genesi
  • Il Giudizio Universale

Pavimento a mosaico:

  • Interamente in opus sectile e opus tessellatum, con marmi policromi, motivi geometrici e zoomorfi (XI–XIV sec.).

Stile: bizantino classico, poi gotico veneziano.

 

Chiesa di Santa Maria Assunta (Torcello)

🔗 Wikipedia – Cattedrale di Santa Maria Assunta (Torcello)

  • Fondata nel VII secolo, rifatta nel 1008.
  • L’abside è decorata con un’imponente Vergine orante (Madonna Theotokos).
  • Controfacciata: uno dei più antichi Giudizi Universali a mosaico in Occidente.

Opere bizantine realizzate probabilmente da maestranze costantinopolitane.

 

Chiesa di San Cipriano (Murano) – perduta

  • Mosaici bizantini distrutti, ma mosaicisti muranesi continuarono la tradizione nei secoli.

 

Mosaici nei palazzi gotici veneziani

Anche se i mosaici pavimentali erano più rari nei palazzi rispetto alle chiese, alcuni usavano marmi intarsiati con motivi a mosaico, specialmente nell’atrio o sulle pareti esterne (es. Palazzo Ducale).

🔗 Wikipedia – Palazzo Ducale (Venezia)

 

Mosaicisti veneziani e l’evoluzione della tecnica

  • Dal XII secolo, Venezia forma proprie scuole musive: alcune botteghe erano in contatto con quelle bizantine e lavoravano anche per altri stati italiani.
  • Dopo la caduta di Costantinopoli (1204 e poi 1453), molti artigiani greci fuggirono a Venezia, arricchendone la cultura visiva.
  • A Murano si sviluppò una produzione locale di smalti e paste vitree.

 

Eredità e continuità

  • Ancora nel Rinascimento, Venezia mantenne elementi bizantini nel gusto decorativo.
  • I mosaici influenzano l’arte della vetrata, dell’intarsio, della ceramica.
  • L’uso simbolico dell’oro e della luce rimane un tratto distintivo della spiritualità veneziana.

 

Caratteristiche del mosaico veneziano

Il mosaico a Venezia è una testimonianza viva del ponte tra Oriente e Occidente. Non solo tecnica ornamentale, ma linguaggio spirituale, politico e culturale.

Ogni tessera riflette l’influenza dell’Impero Bizantino, l’adattamento alla laguna e l’ambizione di Venezia di essere “la nuova Bisanzio” in Occidente.

 

Le principali caratteristiche tecniche e artistiche del mosaico veneziano possono essere così descritte:

  • Tecnica: si utilizzano mosaici composti da pasta vitrea, smalti colorati, tessere d’oro e marmi policromi, lavorati con grande precisione per ottenere effetti luminosi e cromatici di forte impatto.
  • Supporto: le decorazioni sono applicate su intonaco fresco o secco, e si adattano sia a superfici curve (come cupole e volte) che a superfici piane (pareti e pavimenti).
  • Colori: la tavolozza tipica include l’oro (per evocare la luce divina), il blu profondo, la porpora imperiale, il verde malachite e il rosso pompeiano, tutti colori simbolici e ricchi di significato teologico.
  • Stile: lo stile è bizantino nelle origini, con figure ieratiche e prospettiva simbolica, ma si evolve nel tempo integrando elementi gotici e, successivamente, rinascimentali, specialmente nella resa dei volti e nelle scene narrative.
  • Iconografia: i soggetti rappresentati spaziano dalle scene bibliche (Antico e Nuovo Testamento), alle vite dei santi, dalle allegorie teologiche fino a motivi decorativi vegetali e geometrici, spesso inseriti nei pavimenti e nei bordi decorativi.

Il mosaico nel rinascimento

L'uso del mosaico cambia durante il rinascimento, in cui diventa puro virtuosismo, ed ancora durante il Barocco, dove diventa tridimensionale e si arricchisce anche di stalattiti e pietre semipreziose, per essere poi quasi completamente dismesso con il neoclassicismo che non lo riteneva appartenenti alle "arti maggiori".

 

Il romanticismo ed il mosaico su carta

Nel periodo romantico ritorna in auge grazie anche ad una invenzione di un mosaicista di Spilimbergo che elabora la tecnica dell'incollaggio su carta: questa consente di creare il decoro in laboratorio incollandolo su un foglio di carta e poi trasferirlo in cantiere ed incollarlo al muro (o al pavimento) dal lato del mosaico, lasciando la carta a vista. Sarà sufficiente poi bagnare la carta per toglierla agevolmente.

Questa invenzione, tuttora utilizzata, è importantissima perché evita all'esperto mosaicista di lavorare in loco e consente la divisione del lavoro tra l'artista che compone il decoro ed il posatore che lo va ad incollare. 

 

Gaudì, Klimt ed il colore

Venendo ad epoche più attuali come non ricordare l'utilizzo del mosaico di ceramica di Gaudì nelle sue strabilianti architetture o di Klimt (che visitò Ravenna e ne rimase innamorato) nei suoi quadri, fino agli artisti più recenti e più o meno conosciuti che si cimentano, tuttora, con l'arte musiva. 

La gamma cromatica pressoché infinita della pasta di vetro, la tridimensionalità, la combinazione con l'oro e altri materiali preziosi, la sapiente mano di esperti mosaicisti, le tradizioni tramandate di generazione in generazione consentono oggi di poter ancora utilizzare questo splendido materiale per rivestire i nostri bagni.
 

STORIA DEL MOSAICO: LA PEDRERA DI GAUDI

 

 

Antoni Gaudí e la poetica del mosaico nell’architettura catalana

In un mondo architettonico dominato dalla regola e dalla misura, Antoni Gaudí ha saputo infrangere ogni geometria convenzionale con una forza creativa unica. Tra le tante cifre stilistiche che contraddistinguono l’opera del maestro catalano, il mosaico emerge come uno degli elementi più riconoscibili, narrativi e poetici del suo linguaggio. 
Più che decorazione, il mosaico diventa materia viva, pelle dell’architettura, simbolo di un’idea di bellezza organica, mediterranea e profondamente radicata nella cultura popolare.

Gaudì ha utilizzato il "trencadis", una tecnica di realizzazione dei rivestimenti che utilizza frammenti irregolari di azulejos (piastrelle in ceramica) ma anche vetro, porcellana o maiolica. Questi frammenti di materiali di scarto trasformati in elementi di bellezza ricoprono le sue opere al Parc Guell, rivestono Casa Battlò ed altre architetture. 

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Il “trencadís”: la frammentazione che unisce

Il termine che meglio definisce l’approccio di Gaudí al mosaico è “trencadís” – una tecnica di composizione che utilizza frammenti irregolari di ceramica, vetro, porcellana o maiolica, spesso riciclati da materiali di scarto. Questo metodo, lontano dalla tradizione musiva classica, nasce da un’intuizione di Gaudí che viene poi sviluppata insieme al suo collaboratore Josep Maria Jujol.

A differenza dei mosaici bizantini o romani, che cercano l’ordine nella disposizione delle tessere, il trencadís abbraccia il caos, trasforma lo scarto in bellezza, crea superfici vibranti che catturano la luce e amplificano la matericità degli edifici.

📌 Cos’è il trencadís su Wikipedia
📌 Biografia di Antoni Gaudí

Parc Güell: il laboratorio del colore

Tra tutte le opere di Gaudí, Parc Güell è senza dubbio il manifesto più potente dell’uso del mosaico. Pensato inizialmente come un complesso residenziale ispirato ai giardini inglesi, il parco è oggi un simbolo dell’estetica gaudiniana e Patrimonio dell’Umanità UNESCO. In questo spazio surreale, il mosaico si appropria di ogni superficie: dalle panchine che si snodano come serpenti alla grande scalinata con la fontana del drago, dai soffitti della sala ipostila ai padiglioni d’ingresso.

Il famoso drago in mosaico (in realtà una salamandra, simbolo alchemico) rappresenta il cuore immaginifico del parco, realizzato con la tecnica del trencadís a partire da frammenti di piastrelle colorate. Ogni tessera è un piccolo pezzo di mondo che trova un nuovo ordine nell’opera collettiva.

📌 Parc Güell su Wikipedia

Altre opere in cui Gaudí usa il mosaico

L’utilizzo del mosaico da parte di Gaudí non si limita a Parc Güell. Al contrario, questa tecnica si diffonde in molte delle sue opere più iconiche:

  • Casa Batlló: la facciata è un mosaico di vetri colorati e ceramiche frantumate che mutano colore con la luce del giorno. Le forme curve e l’uso del colore evocano il mondo marino, tanto da farla chiamare “la casa del drago”.
    📌 Casa Batlló su Wikipedia
  • Palau Güell: anche se meno colorato rispetto ad altri edifici, qui il mosaico appare nelle cupole e nei camini, integrato con elementi metallici e ceramici.
  • Sagrada Família: nei pinnacoli delle torri, il mosaico diventa elemento di richiamo visivo da lontano, con colori vividi che si stagliano contro il cielo di Barcellona.
  • Colonia Güell: nella cripta della chiesa incompiuta, Gaudí sperimenta materiali e superfici, compreso l’uso del trencadís per decorare pavimenti e arredi.

Tra artigianato e simbolismo

Nel mosaico gaudiniano convivono artigianato e visione spirituale. Ogni frammento racconta una storia, ogni curva segue una logica organica, ispirata alle forme della natura. Il trencadís non è solo un esercizio estetico, ma una filosofia: quella dell’integrazione totale tra forma, funzione e bellezza, in cui anche il più piccolo pezzo rotto può contribuire a creare armonia.

In un tempo in cui l’architettura si interroga sul significato della sostenibilità e sul valore dell’artigianato, il messaggio di Gaudí appare più attuale che mai. Il mosaico, fatto di scarti e bellezza, ci ricorda che la materia può rinascere, trasformarsi e diventare arte.

Posa di un bagno in mosaico

Il mosaico oggi

In Italia la storia del mosaico ha avuto due città come protagoniste assolute: Ravenna e Venezia.

A Ravenna, oltre al Museo del mosaico, si svolge la Biennale del Mosaico Contemporaneo, quest'anno alla quinta edizione (dal 7 Ottobre).
In quest'occasione la città si apre al pubblico consentendo di visitare chiostri, palazzi e spazi privati che diventano gallerie in cui l'arte musiva antica diventa lo sfondo per l'esposizione delle opere contemporanee.

Non a caso Ravenna ospita SICIS una delle più belle ed importanti aziende mondiali di produzione di mosaico.
Le meraviglie di questa azienda si trovano in tutto il mondo ma se vi capita di essere a New York non perdetevi i due negozi Sicis: quello nato il 2006 a Sono che raccoglie una spettacolare collezione di oggetti rivestiti in mosaico e quello più recente sulla 5th avenue: una vera e propria boutique.

 

mosaico di sicis

 

Nella Repubblica di Venezia l'abilità dei maestri posatori si è combinata con una straordinaria capacità di lavorare il vetro. Il risultato sono delle vere e proprie "librerie" con migliaia e migliaia di tessere variopinte.

Tessere di mosaico dorato


È a Venezia che nasce la ORSONI MOSAICI, ne abbiamo già parlato, che diventa famosa nel mondo quando espone le sue tessere in occasione dell' Esposizione Universale di Parigi del 1900: era iniziata l'epoca del Liberty e dell'Art Nouveau, ed il mosaico vive un nuovo momento magico.

Oggi la Orsoni Mosaici è ancora nel sestiere di Canareggio, nell'isola di Venezia, anche se fa parte di TREND GROUP, azienda di Pino Bisazza, fratello dei BISAZZA della omonima azienda di Montecchio Maggiore (Vicenza).



Trend e Bisazza sono, assieme a Sicis, tra le più conosciute aziende al mondo di produzione di mosaico in pasta di vetro industriale ed artistico ed esportano, oggi, l'eccellenza italiana nel mondo.

Un'altra visita che consigliamo, per chi si trovi a passare dalle parti di Vicenza è la possibilità di visitare la FONDAZIONE BISAZZA, aperta gratuitamente al pubblico che espone fantastici oggetti di design realizzati in mosaico. 

Bisazza, mosaici preziosi e la sede di Vicenza ->>

 

bisazza

 

Conclusione

Qui di seguito, trovate alcune foto di nostre realizzazioni in vari tipi di mosaici.
Buona visione e grazie per aver letto il mio articolo.

Per qualsiasi informazione contattatemi pure, grazie! 

Mosaico moderno, qual è il tuo stile?

Mosaico in un bagno bianco e nero - Vicenza

Decoro in mosaico bianco e oro in un bagno a Vicenza

Mosaico per un bagno oro a Vicenza

Bagno in mosaico bianco e rosa - Vicenza

Rivestimento del bagno in mosaico a Vicenza

Un bagno in mosaico con decoro floreale a Vicenza

Un bagno in mosaico azzurro

Bagno in mosaico a Verona

Mosaico in un centro benessere

Bagno con nicchia in mosaico a Verona

Bagno in mosaico con decoro floreale

Mosaico Bisazza gemme verde in un bagno a Vicenza

Mosaico grigio in bagno

Vicenza: bagno con inserto in mosaico moderno

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