Architetti, architettura e archistar
La parola architetto deriva dal greco architékton, «capo dei lavoratori». Oggi identifichiamo con la figura dell'architetto colui che redige e fornisce ai lavoratori del cantiere i progetti, consistenti in disegni e modelli, di una qualsiasi costruzione da lui ideata.
La realizzazione di un edificio può avvenire anche senza la verifica o supervisione dell'architetto in quanto esiste una seconda figura, quella del Direttore Lavori, a cui compete la coordinazione del cantiere.
Al lavoro concreto provvedono imprese, capimastri e maestranze di muratori, artigiani ed installatori in una precisa distinzione di competenze tecniche e di responsabilità operative.
La formazione culturale di un architetto
Il campo di lavoro, di esperienza e di preparazione professionale e culturale dell'architetto è talmente vasto e complesso che difficilmente può essere sintetizzato in poche righe.
L'architetto svolge un attività che deve tenere conto delle vicende e dello sviluppo funzionale e tecnologico della città moderna, deve tener conto dell'urbanistica, dei regolamenti e dei piani regolatori, del paesaggio e dell'impatto ambientale. Inoltre deve essere in grado di ristrutturare e restaurare edifici vecchi o antichi, quindi deve avere conoscenze di arte e decorazione.
L'architetto sa anche arredare l'interno di palazzi, ville, appartamenti.
La storia dell'architettura
Nell'antica Grecia all'architetto si richiedevano grande esperienza e responsabilità: tra i suoi compiti poteva esservi persino il governo della città. Anche in epoca romana l'architetto fu figura di rilievo, la cui importanza andò crescendo con lo sviluppo della struttura e con l'espansione dello stato romano, e col passaggio dalla repubblica all'impero. Si impone in questo periodo la figura dell'architetto militare, destinata ad avere successo anche durante il medioevo e il rinascimento. Numerose sono, anche qui in Veneto, le fortificazioni frutto di geniali architetti. È sufficiente guardare la città di Palmanova da google maps per comprendere la bravura di questi architetti militari.
Il primo trattato di architettura
Non pochi architetti greci e romani elaborarono trattati sulla teoria e la pratica dell'architettura, ma solamente il De Architectura di Vitruvio, dedicato Augusto e scritto tra il 31 ed il 15 a.C. ci è pervenuto intatto. Ed è un capolavoro.
Quest'opera, basata su categorie estetiche delle proporzioni e della bellezza (ordinatio, dispositio, aurythmia, symmetria, decor, distributio) è alla base dellel teorie sulle Arti del disegno soprattutto nel rinascimento.
Da Architékton ad Architetto
La parola greca architékton, attestata per la prima volta in Plauto (secc. m-1 a.C.), si trasferisce definitivamente nel mondo latino: architectus è voce che si mantiene fino all'alto medioevo (secc. VII-VIII): poi coementarites (muratore) e architetto si identificano, e a partire dal sec. xm la parola aarchitetto finisce per assumere il significato di figura direttiva tra i differenti tipi di collaborazione nel cantiere. Si aggiunga che durante il romanico e il gotico ricorrono più sovente i termini di artifex e magister. Nel periodo del gotico, in Francia, l'architetto riceveva la sua istruzione geometrico-
matematica nelle scuole dei chiostri e delle cattedrali.
Architettura nel 1300
La figura dell'architetto assume un risalto particolare a partire dal Trecento, con maestri come Giotto, Amolfo, Giovanni Pisano, il Maitani. In Italia costoro erano del resto i prosecutori di grandi architetti romanici come Buschetto, Rainaldo, Antelami, Lanfranco e altri ancora.
Durante il rinascimento la personalità dell'architetto, che è ideatore e diretto esecutore (come nel caso del Brunelleschi), o soprattutto teorico-umanista e ideatore viene definita dall'Alberti in questi termini:
«Architetto chiamerò colui che con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente, attraverso lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi, opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell'uomo».
L'architettura di Palladio
I grandi architetti del sec. XVI, nello sforzo di approfondire e interpretare i canoni di Vitruvio e dell'architettura classica, sovente furono anche trattatisti e teorici, e stabilirono con individuali variazioni un codice delle proporzioni e delle possibili «invenzioni». sulla base dei famosi ordini architettonici. Tale è, per esempio, il significato istituzionale, ma anche ideativo, dei trattati manieristici di Sebastiano Serlio, di Andrea Palladio, di Vincenzo Scamozzi e di Jacopo Barozzi detto il Vignola.
Il barocco
Il codice dell'architettura classicista era ormai talmente rigoroso, che gli architetti dell'età barocca verranno accusati di aver gravemente derogato alle «regole» di un repertorio codificato, che ormai sembrava definitivo. Architetti come il Bernini, Pietro da Cortona, il Borromini, implicitamente o esplicitamente, saranno considerati i maggiori responsabili dei cosiddetti abusi ed errori perpetrati dagli architteti. Questi due ultimi termini si riferivano a categorie originariamente usate in ambito morale, che acquisirono successivamente valore estetico, e furono erette a simbolo delle teorie del classicismo e del razionalismo architettonico.
Architettura contemporanea
Soltanto con la rivoluzione industriale si perviene a quella decisiva modificazione delle prerogative e della figura professionale dell'architetto, cui si è accennato inizialmente.
Nella architettura contemporanea, inserita sovente nelle vicende ideologico-politiche, e nelle profonde trasformazioni sociali ed estetiche suggerite dai movimenti di avanguardia, l'architetto è soprattutto ideatore di spazi interni ed esterni, nell'ambiente edificabile. La fondazione della scuola del Bauhaus, da parte di un singolare docente e architetto, W. Gropius, ha giovato a stabilire la responsabilità morale e sociale dell'architetto contemporaneo: quella di guidare e di servire la comunità. Gropius stesso scriverà nel 1955:
«L'architetto ha il compito di guidare o di servire? La risposta è semplice: mettere una "e" al posto della "o". Guidare e servire sembrano due compiti interdipendenti».