Piastrelle: 10 consigli per l'acquisto

Scegliere un pavimento non è sempre facile, bisogna pensare al tipo di arredamento, allo stile della casa, ai colori ed ai materiali. I consigli che seguono hanno la finalità di consentirVi di effettuare una scelta consapevole per evitare malintesi e false aspettative.

1. Dal catalogo piastrelle al risultato finale

Le illustrazioni di cataloghi, depliants, riviste, così come i campioni di piastrelle in ceramica - così come quelle di marmo e legno  - presenti in sala mostra sono solo indicative e servono a dare un’idea di massima del risultato finale.
La piastrella in ceramica pur essendo prodotta sempre con la medesima "ricetta" subisce delle variazioni nel risultato finale, a causa del suo processo produttivo.

 


Già la sola fase di cottura genera "toni" differenti tra una partita ed un’altra. A causa di questa variabilità lo stesso prodotto viene diviso in "partite" a seconda del lotto produttivo e del tono che lo contraddistingue.

Motivo per cui vi sarà sicuramente una certa differenza tra il campione di piastrella visto nella nostra sala mostra e quello che Vi verrà consegnato a casa.
 

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Perché il campione in sala mostra può differire dal pavimento che riceverete

Le immagini di cataloghi, i depliant e i campioni esposti in sala mostra, così come i render 3D che vengono prodotti dai nostri consulenti sono strumenti indispensabili per scegliere estetica, formato e finitura di una piastrella, ma sono sempre indicativi e non garantiscono una copia-esatta del risultato finale. La ceramica è un prodotto industriale che nasce da materie prime naturali (argille, ossidi, colori, smalti) e da un processo produttivo che comprende pressatura, essiccazione, smaltatura e cottura: proprio la cottura in forno è il fattore che più incide sul risultato cromatico e sulla grafica. 
Piccole variazioni di temperatura (impossibili da controllare) ed una minima diversità nella composizione del lotto di materie prime (anche questa impossibile da controllare), minime differenze nella miscelazione dello smalto o nel trattamento della superficie danno luogo a lotti produttivi con “toni" differenti. Questo significa che ci sono leggere variazioni di grafica che persone particolarmente sensibili riescono a percepire subito, ad occhio nudo. Per questo le aziende produttive catalogano le piastrelle in lotti e attribuiscono codici di “tono” o  alle confezioni, così da tracciare la provenienza e limitare le sorprese. 

 

Come funziona la produzione e perché nascono le variazioni (spiegazione tecnica)

Durante la produzione industriale la stessa "ricetta" non sempre dà risultati assolutamente identici: la fase di essiccazione e soprattutto quella di cottura possono creare differenze di tessitura del corpo ceramico e di tonalità dello smalto. Inoltre, nei prodotti con effetti materici o venati (effetto marmo, legno, ecc.) la decorazione può “scorrere” in modo diverso da lastra a lastra: nelle piastrelle a tutta massa la variazione cromatica interna è diversa rispetto a piastrelle smaltate o a doppia cottura. I produttori, per gestire questa variabilità, definiscono classi di stonalizzazione (V-Shade) e inseriscono codici di tono sulle confezioni; queste informazioni servono a posare piastrelle dello stesso tono nella stessa area o a concordare diversamente con il cliente. È quindi normale tecnicamente trovare leggere differenze tra un campione preso in show-room e le piastrelle appartenenti a un lotto diverso.

 

Norme, criteri di controllo e campionamento: cosa dicono gli standard

A livello europeo e internazionale esistono norme tecniche che regolano definizioni, proprietà e metodi di prova per le piastrelle (es. EN 14411, le parti della ISO/EN 10545 per i test). Queste norme stabiliscono anche criteri di campionamento e basi per l’accettazione dei lotti: un criterio frequentemente citato (derivato dalle norme di prova e dalle prassi di settore) è che una gran parte del lotto — indicativamente il 95% dei pezzi — debba essere esente da difetti che compromettano l’aspetto generale della pavimentazione. Le norme servono a definire cosa sia un difetto oggettivo e come costituire un “campione rappresentativo” per le verifiche prima della posa. Quindi c'è un criterio oggettivo, definito da una norma, che i produttori devono rispettare e non vale il "secondo me va bene" oppure "secondo me non va bene". 

 

Lato pratico: cosa può essere considerato accettabile e cosa no

Non tutte le differenze giustificano una contestazione o lo smantellamento della posa. Si possono distinguere tre casi pratici:

  1. Differenze lievi di tono: accettabili e prevedibili per le ragioni produttive sopra descritte; non sono, di norma, motivo per demolire un pavimento già posato.
  2. Stonalizzazione evidente o difetto estetico diffuso: quando il materiale presenta pezzi chiaramente fuori tono rispetto alla maggior parte del lotto e ciò altera visivamente l’insieme; in questi casi si può aprire una contestazione formale.
  3. Difetto tecnico strutturale (rotture, alterazioni dimensioni, assorbimento non conforme, ecc.): sono vizi che rientrano nelle garanzie di conformità e possono richiedere interventi riparativi o sostitutivi.

Va inoltre ricordato che elementi “accessori” come il colore della fuga (stucco) e la luce ambientale influenzano moltissimo la percezione del tono: la stessa piastrella stuccata con fughe chiare o scure apparirà differente. Per questo motivo la verifica del campione dovrebbe includere anche la prova con il tipo di stucco scelto.

 

Cosa fare prima della posa: buone pratiche che evitano problemi

Per ridurre il rischio di contestazioni consigli pratici per cliente, rivenditore e posaore:

  • verificare al momento della consegna che i codici di lotto/tono sulle scatole siano omogenei tra loro e corrispondano al campione scelto;
  • ispezionare le confezioni prima dell’installazione e conservare fotografie e documentazione;
  • se si notano differenze evidenti, sospendere la posa e segnalarlo al rivenditore/produttore;
  • nominare sempre un direttore dei lavori o concordare per iscritto l’accettazione per ispezioni successive se non si è certi;
  • predisporre sempre a secco un campione del pavimento appoggiato a terra per prendere visione del risultato finale. 

Queste misure non sono solo prudenziali: in caso di controversia la documentazione del controllo preventivo è spesso decisiva.

 

Se c’è una contestazione: iter legale, ATP e figure tecniche coinvolte

Quando il cliente contesta il materiale una prima strada è la mediazione o la richiesta formale di riparazione/sostituzione al venditore/produttore. Se non si giunge a un accordo, esistono strumenti tecnici e giuridici:

  • Accertamento tecnico preventivo (ATP) — procedimento cautelare disciplinato dal codice di procedura civile (art. 696-bis e segg.): è un accertamento tecnico che cristallizza lo stato dei luoghi e delle cose con un perito nominato dal giudice (o dal tribunale su istanza) e può essere richiesto anche prima di un giudizio ordinario per ottenere una documentazione tecnica formale e rapidissima. L’ATP è utile perché “fotografa” lo stato prima che la situazione cambi (es. prima che il pavimento venga camuffato o modificato).
  • Consulenza tecnica d’ufficio (CTU) o perizia di parte: durante un processo il giudice può nominare un CTU; le parti possono produrre perizie di laboratorio o di esperti riconosciuti (laboratori accreditati, Centro Ceramico, ecc.).

Le figure da coinvolgere: il cliente, il rivenditore, il produttore, il posatore, il direttore dei lavori (se nominato), un perito tecnico specializzato in materiali ceramici e – in caso di indagini strumentali – un laboratorio accreditato che esegua prove secondo le norme (ISO/EN). Il ruolo del direttore dei lavori è spesso centrale: le norme tecniche di buona posa e il suo avallo possono incidere sulla valutazione di responsabilità. 

 

Tempistiche indicative (orientative, possono variare)

  • Verifica e reclamo formale al venditore: giorni–settimane (dipende da rapidità comunicazione).
  • Accertamento tecnico preventivo (ATP): può essere attivato in tempi rapidi rispetto a un giudizio ordinario; la fase esecutiva e la stesura della perizia richiedono normalmente alcune settimane, a seconda della complessità e delle nomine.
  • CTU in sede civile e giudizio completo: mesi–anni, se si arriva alla sentenza definitiva.

Perciò l’ATP è raccomandato quando si vuole ottenere una valutazione tecnica rapida e vincolante per la fase iniziale del contenzioso.

 

Cosa dice la giurisprudenza (in linea generale)

I tribunali valutano caso per caso, tenendo conto delle prove tecniche e delle norme applicabili: spesso la questione è se la variazione sia fisiologica (per le ragioni produttive note) o se si tratti di un vizio che altera in modo significativo la destinazione d’uso o l’estetica tale da ritenere il prodotto non conforme. In passato la giurisprudenza ha riconosciuto che differenze lievi e prevedibili dovute al processo produttivo non sempre costituiscono motivo per ottenere lo smantellamento dell’opera; tuttavia, se emerge che il produttore ha consegnato pezzi appartenenti a lotti non conformi a quanto pattuito o a codici di qualità dichiarati, la valutazione può pendere a favore del cliente. È quindi cruciale la documentazione: codici lotto, campioni, foto, report di laboratorio e relazione del direttore dei lavori.

 

Suggerimenti pratici per evitare contenziosi

Il consiglio numero uno è sempre quello di verificare il materiale alla consegna, posare a secco alcune piastrelle per avere una idea del risultato finale e solo dopo dare l'ok all'inizio della posa in opera. 
Ulteriori consigli per il cliente: conservare offerta e documento di consegna, confrontare le voci e non iniziare l’installazione se si notano errori sui documenti. 

 

Ci vuole tolleranza

Una piastrella “leggermente diversa” dal campione va considerata, nella maggior parte dei casi, una caratteristica intrinseca del prodotto ceramico e non un difetto per cui demolire un pavimento posato. Le norme sono molto più "tolleranti" del cliente tipo che tenderebbe a considerare difetto anche quanto è, invece, accettabile. 
Sono le norme tecniche ad essere prese in considerazione, unitamente alla prassi del settore, e sono queste che regolano campionamento, controllo e accettazione dei lotti. In caso di contestazione esistono strumenti  giuridici (ATP, CTU, perizie di laboratorio) per accertare la natura del problema ma con tempi non brevissimi. 

2. Controllare il materiale prima di effettuare la posa

Nel settore dei pavimenti in ceramica, quasi sempre, non sono accettate alcune contestazioni una volta che è stata ultimata la posa in opera. Per questo è importantissimo che il direttore lavori o, in mancanza, il committente controlli con cura che il prodotto sia del colore, formato e tipologia ordinato e della qualità richiesta.

 

Se avete ordinato piastrelle di prima scelta controllate che sia stampigliata sulla scatola la lettera "I" in corrispondenza della "SCELTA". Se la scatola riporta anzichè la lettera "I" lettere come "S" oppure "SE" oppure "II" oppure "2" significa che non si tratta di prima scelta ma di sottoscelte. 

Nel caso il prodotto non abbia i requisiti previsti o non sia quello scelto (per esempio è di un colore diverso oppure ha la superficie da esterno e non da interno scelta), non si deve assolutamente posare il materiale ma bloccare il posatore e chiederne la sostituzione a chi ve l'ha venduto.

 

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Responsabilità, verifiche e buone pratiche per evitare contestazioni

Nel settore dei pavimenti in ceramica, la fase più delicata non è la posa, ma ciò che avviene prima di iniziarla. Quando le piastrelle vengono consegnate in cantiere, è fondamentale controllare immediatamente che siano conformi all’ordine, che appartengano alla giusta scelta di qualità, che siano del formato, colore, superficie e tono previsti. Dopo la posa, infatti, le possibilità di contestare eventuali difformità si riducono drasticamente. Una volta incollate e stuccate, le piastrelle diventano parte integrante dell’opera, e qualsiasi difetto o errore non più visibile o riconoscibile diventa difficilmente dimostrabile. È per questo che le contestazioni dopo la posa sono quasi sempre respinte, salvo casi di vizi occulti o difetti strutturali del materiale.

 

Il ruolo chiave del Direttore dei Lavori (DL)

Il Direttore dei Lavori (DL) è la figura tecnica incaricata di vigilare sulla corretta esecuzione delle opere e sulla conformità dei materiali impiegati. È il garante della qualità e della rispondenza del cantiere alle norme tecniche, alle prescrizioni di progetto e al contratto d’appalto. Nel caso di una fornitura di pavimenti in ceramica, il DL deve:

  • verificare la conformità del materiale consegnato rispetto all’ordine, controllando le etichette, i codici di tono, la scelta e la destinazione d’uso (interno o esterno, antiscivolo, ecc.);
  • accertarsi che il materiale sia di prima scelta, controllando sulla scatola la presenza della lettera “I” accanto alla dicitura “SCELTA”;
  • bloccare la posa qualora emergano difformità o sospetti di errore, informando immediatamente il committente e il fornitore.

In assenza di un direttore dei lavori, queste verifiche ricadono sul committente, ma per evitarti incombenze su cui non sei esperto ti raccomandiamo sempre di nominare un tecnico competente — geometra, architetto o ingegnere — capace di interpretare correttamente la documentazione e di riconoscere eventuali non conformità prima che diventino un problema.

 

Perché il controllo preventivo è obbligatorio di fatto (e di buon senso)

La verifica preventiva delle piastrelle serve a tutelare tutte le parti:

  • il committente, che riceve esattamente ciò che ha ordinato;
  • il posatore, che evita di installare un materiale non conforme;
  • il rivenditore o produttore, che può intervenire tempestivamente in caso di errore senza dover demolire pavimenti già incollati.

Una volta posato il pavimento, le differenze di colore, tono o superficie non possono più essere valutate con certezza, e qualsiasi pretesa di sostituzione si scontra con l’impossibilità di verificare se il materiale installato fosse effettivamente quello consegnato. Per questo motivo il controllo deve avvenire prima di iniziare a stendere il collante. 

 

Le scelte di qualità: cosa significano “I scelta”, “S”, “SE”, “II”

La scelta di una piastrella (prima scelta, seconda scelta, ecc.) è un’informazione fondamentale che indica la qualità estetica del prodotto, non quella meccanica.

  • La prima scelta (indicata con “I” o “1”) corrisponde al livello più alto di selezione: piastrelle prive di difetti visibili a una certa distanza di osservazione, uniformi per tono e superficie.
  • Le sottoscelte (indicate con “S”, “SE”, “II” o “2”) sono piastrelle che presentano piccoli difetti estetici, scarti di tono o irregolarità superficiali non accettabili per la prima scelta, ma comunque idonee all’uso.

Controllare che sulla scatola sia stampata la corretta dicitura è il primo passo per evitare incomprensioni: se l’etichetta non corrisponde all’ordine, non si deve procedere alla posa e si deve richiedere immediatamente la sostituzione al fornitore.

 

Cosa succede se si posa materiale errato o non conforme

Una volta completata la posa, il pavimento si considera accettato.
Il Codice Civile (art. 1667 e segg.) e la giurisprudenza in materia di appalti stabiliscono che l’accettazione dell’opera, anche tacita, libera l’appaltatore da responsabilità per vizi riconoscibili al momento della consegna. In altre parole, se il materiale presentava caratteristiche diverse (tono, colore, scelta, formato) e il committente o il DL non hanno sollevato eccezioni prima della posa, il diritto di contestazione decade.
 

Ingiusto vantaggio economico

Questo principio è tanto tecnico quanto legale: serve a impedire che un committente possa trarre vantaggio economico dall’errore di altri (“non pago niente perché il colore è diverso”) dopo che l’opera è stata completata e goduta. È considerato un comportamento scorretto, poiché il controllo preliminare è proprio ciò che permette di evitare errori e di salvaguardare il diritto del cliente.

 

Responsabilità condivise in cantiere

Il fornitore ha l’obbligo di consegnare materiale conforme all’ordine e di fornire le informazioni necessarie per identificarlo (codici di tono, scelte, lotti produttivi).
Il posatore deve verificare che il materiale ricevuto corrisponda a quanto indicato nei documenti di cantiere, e sospendere i lavori in caso sia accertata la non conformità.
Il direttore dei lavori o, in mancanza, il committente sono tenuti a effettuare un controllo visivo e documentale prima della posa, accettando formalmente il materiale (e dando l'ok all'inizio della posa) o richiedendo la sostituzione.

Solo se tutti rispettano questi passaggi si può parlare di corretta filiera di controllo.

 

Come eseguire correttamente le verifiche prima della posa

Ecco le operazioni da effettuare prima di iniziare i lavori:

  1. Aprire alcuni pacchi in presenza del DL o del committente per verificare il tono e la superficie.
  2. Controllare le etichette: scelta (“I”), lotto, tono, calibro, destinazione d’uso.
  3. Verificare la quantità e l’integrità dei colli.
  4. Confrontare le piastrelle con il campione approvato in showroom.
  5. Redigere un verbale di controllo (anche sintetico) firmato dal DL o dal committente.

Queste semplici operazioni costituiscono la miglior garanzia in caso di contestazioni future: tutelano entrambe le parti e rappresentano una prassi ormai riconosciuta anche nei capitolati pubblici e privati.

 

In conclusione

Il controllo preventivo delle piastrelle non è una formalità burocratica, ma un passaggio tecnico e legale essenziale per garantire la qualità del lavoro e la serenità di tutte le parti coinvolte.
Nominare un direttore dei lavori esperto e verificare scrupolosamente ogni lotto prima della posa significa prevenire contenziosi, evitare sprechi e costruire rapporti di fiducia tra cliente, fornitore e impresa.
Aspettare di vedere l’ultima piastrella incollata per dire “non è il colore che volevo” significa, nella maggior parte dei casi, avere torto e non poter pretendere rimborsi o rifacimenti.
Il cantiere ben gestito è quello in cui si controlla prima, non quello in cui si discute dopo.

3. Cambiare idea "in corsa"

Il materiale che arriverà a casa Vostra è stato ordinato, preparato e consegnato espressamente per Voi ed il tutto sulla base di un progetto esecutivo di posa che va seguito senza fare variazioni.

Perchè non si può cambiare in corsa?

Questo per alcuni motivi che andiamo ad elencare:
 

  • la vasta gamma di materiali ceramici e naturali oggi presenti e la continua presentazione di novità rende impossibile per qualunque negozio avere in pronta consegna tutti i fondi, listelli, greche e decori che trovate esposti nel negozio. Se decidete di far posare le piastrelle in un punto in cui non erano previste, non ne avrete a sufficienza per finire il lavoro e non è detto che riusciate a procurarvele in breve tempo. 
  • le piastrelle variano da un lotto produttivo ad un altro. Potrebbe essere che le piastrelle della vostra partita (corrispondente ad un certo lotto produttivo) non siano più disponibili e che quelle che arrivano siano differenti. 

 

 

Per questo motivo non si possano fare cambiamenti, modifiche o sostituzioni del materiale consegnato.

Insomma il prodotto va scelto accuratamente ed il progetto esecutivo di posa va controllato con precisione in modo che poi, in fase di posa in opera dei pavimenti, non ci siano problemi. Uno dei casi più frequenti - per quanto ci riguarda - è la modifica dell'altezza dei rivestimenti dei bagni: ci capita spesso che venga deciso di tenere i rivestimenti bassi e poi, in fase di posa in opera, venga chiesto ai posatori di alzarli. 

 

 

4. Unità di misura per i pavimenti

L’unità di misura commerciale minima dei prodotti per pavimenti e rivestimenti sono le scatole.
Non si possono vendere frazioni di scatole. Questo vale anche (e va tenuto conto) per decori e pezzi speciali, come gradini ed elementi ad L. 

Questo - unitamente al fatto che bisogna ordinare una percentuale per la lavorazione del materiale (sfrido) e al fatto di dover conservare una scorta - spiega il motivo per cui c'è sempre del materiale che avanza in cantiere. È normale e va accettato. 

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Perché bisogna ordinare più piastrelle del necessario?

Quando si acquistano piastrelle per pavimenti o rivestimenti, una delle domande più frequenti riguarda la quantità da ordinare: “Se il bagno misura 10 metri quadrati, perché devo comprarne 10,8 o addirittura 11?”
La risposta è semplice: nel settore ceramico non si vendono metri quadrati “a misura”, ma scatole intere, e in ogni progetto bisogna sempre considerare lo sfrido di lavorazione e la scorta tecnica per eventuali riparazioni future.
Oltre a questo bisogna tenere conto dello scarto di lavorazione e della necessità di tenere piastrelle di scorta. 
 

Quindi sono 3 i motivi per cui si deve ordinare più piastrelle della superficie netta: 

  • scatole intere
  • sfrido o spreco di lavorazione
  • piastrelle di scorta

 

Le scatole come unità di vendita: perché non si vendono frazioni

Le piastrelle vengono confezionate in scatole sigillate, ognuna delle quali contiene un numero preciso di pezzi, per esempio 1,00 – 1,20 – 1,44 mq a seconda del formato.
Questa è l’unità minima di vendita commerciale, e non può essere suddivisa. Per esempio non sarà possibile acquistare esattamente 10,00 mq. se la confezione contiene 1,2 mq. In questo caso è necessario acquistarne 10,8 mq (9 scatole), anche se alla fine del lavoro avanzerà qualche pezzo.
Lo stesso principio vale anche per decori, listelli, battiscopa, gradini e pezzi speciali: vengono prodotti e confezionati in lotti e venduti a multipli della confezione, mai a pezzo singolo o a frazione di scatola.

Quindi se succede che l'offerta ti viene fatta per 10,00 mq. e poi, quando confermi l'ordine, la quantità diventa 10,8 mq. non preoccuparti, non si tratta di “furbizia commerciale”, ma di una semplice una necessità logistica in quanto le piastrelle non si vendono sfuse ma a scatole intere. 

 

Ma va considerato anche lo sfrido di lavorazione

Ogni pavimento o rivestimento comporta inevitabilmente una percentuale di sfrido, cioè di materiale che viene tagliato, adattato o scartato durante la posa.
Questo spreco va considerato al momento dell'ordine e quindi va aggiunto del materiale che ne tenga conto. 
 

Perchè dobbiamo tenere conto dello sfrido?

Lo sfrido è presente perché:

  • i muri non sono mai perfettamente multipli delle dimensioni delle piastrelle;
  • occorre tagliare le piastrelle in prossimità degli spigoli, di soglie, colonne, scarichi o punti luce;
  • non tutti i pezzi tagliati possono essere riutilizzati in altre zone, per motivi estetici o di misura.

 

Percentuali di sfrido da considerare

Lo sfrido medio varia in base al tipo di ambiente e al formato:

  • 5% circa per grandi superfici regolari e piastrelle di piccolo formato;
  • 7–10% per bagni o stanze con molte sagomature;
  • fino al 15% per formati grandi, schemi di posa complessi (a spina, diagonale, mix di formati).

 

Pertanto, se un bagno misura 10 m², il quantitativo reale da ordinare dovrà tenere conto di questi fattori:
10 m² + 10% di sfrido = 11 m² totali.

 

Le piastrelle di scorta: un investimento per il futuro

Un altro aspetto spesso sottovalutato è la scorta  cioè la opportunità di tenere qualche metro quadro di materiale al termine della posa. 
Avere qualche scatola in più è utilissimo per:

  • sostituire piastrelle danneggiate in futuro;
  • eseguire interventi locali (fori, modifiche impiantistiche, integrazioni di arredo);
  • garantire che i pezzi sostitutivi siano dello stesso tono e calibro del pavimento originale.

È importante ricordare che i produttori cambiano periodicamente i lotti e possono interrompere una serie: dopo alcuni anni non è più garantita la reperibilità del tono e del formato originario.
Per questo si consiglia di conservare 1–2 scatole in luogo asciutto, etichettate con codice, tono e data di acquisto.

 

5. Tenere un po' di piastrelle di scorta

È assolutamente consigliato conservare al termine dei lavori una quantità di piastrelle di riserva pari almeno al 10 % per un bagno ed al 5% per altri ambienti (la percentuale chiaramente può variare a seconda delle dimensioni dei locali).

 

I nostri arredatori aggiungono solitamente alle misure delle superfici una quantità di materiale da conservare per eventi futuri. 
Non preoccupateVi dell’aggravio economico: quanto spenderete oggi è davvero poco se paragonato alla difficoltà futura di ricercare materiali simili (non sarà possibile comunque trovarli uguali), o al costo del rifacimento dell’intera superficie che si dovrà sostenere in caso di mancanza di materiali di scorta.

 

 

6. Tempi di realizzazione

I tempi di realizzazione di un pavimento dipendono da molte variabili, alcune delle quali non controllabili. Il lavoro di cantiere è, in questo senso, molto diverso da quello in fabbrica o negli uffici, in cui il tempo è più facilmente programmabile.
 

Ogni casa è un prototipo!

La Tua casa differisce da tutte le altre e pertanto è sempre un "prototipo": questo, a differenza di quanto accade nel caso di un prodotto industrializzato, implica che vi potranno essere fisiologici ritardi.
Ad esempio ritardi nell’inizio della posa a casa vostra dovuti a cantieri precedenti che si sono allungati, o ritardi nella esecuzione dei lavori perché si sono male calcolati i tempi o, infine, ritardi dovuti ad altri operatori nel cantiere in cui il posatore stava lavorando prima di venire a casa vostra. 

 

I ritardi, in edilizia, sono normalissimi

Questi ritardi non significano, come talvolta capita di sentire, poca considerazione o poca serietà. Anzi ! Sono significativi del fatto che il posatore non lavora “a tempo”, ma “a risultato”... e se il risultato richiede più tempo del previsto il posatore glielo dedicherà.
Inoltre bisogna accettare il fatto che vi saranno dei tempi morti dovuti alla necessità che cemento e collanti facciano presa e maturino.

 

 

7. Tempi di attesa per la posa di un pavimento in piastrelle

I tempi di attesa per la posa di un pavimento in piastrelle dopo che è stato realizzato lo specifico massetto  sono di almeno 20 giorni, se il massetto è un tradizionale massetto a sabbia e cemento.

 

Se è necessario abbreviare i tempi va chiesto al vostro pavimentista o al negozio di pavimenti un massetto semirapido o rapido.

 

 
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Effetto materico e texture

La superficie del grès effetto pietra rustico viene appositamente lavorata per riprodurre la matericità della pietra naturale. Lo stesso effetto rustico si può avere anche nell'effetto cotto o di altre superfici grezze e “vissute”, come un intonaco grezzo e rovinato. 
Per riuscire ad avere questi effetti ci si avvale oggi della tecnologia digitale. Grazie a questa innovazione riusciamo ad ottenere venature e rilievi estremamente realistici, capaci di restituire la sensazione autentica dei materiali tradizionali, ma con le prestazioni di una ceramica moderna.

Grès rustico: resistente e versatile

Un pavimento in grès rustico è resistente all’usura, agli urti e agli sbalzi termici, caratteristiche che lo rendono ideale anche per abitazioni di campagna, cucine, taverne o zone giorno molto frequentate. Inoltre il grès effetto pietra rustico si può avere anche con superficie antiscivolo cosa che ne permette l’utilizzo anche in esterno, garantendo continuità estetica tra interno ed esterno.

8. Requisiti per una installazione di qualità

Il buon risultato di un pavimento e di un rivestimento dipendono molto da come ha lavorato chi precede il posatore di piastrelle: è importante che vi sia un buon sottofondo (non cedevole) ed un buon massetto, che le murature siano planari, diritte ed in squadra, che le scale abbiano gli scalini della stessa lunghezza, altezza e larghezza. 

La piastrella metterà infatti in risalto eventuali difetti della muratura, non potendo nasconderli se non in maniera limitata. Nel caso in cui abbiate il sospetto che le murature non siano diritte o siano fuori squadra, preferite i pavimenti in diagonale.
 

muro fuori squadra pavimenti diritti


Se le murature non sono planari, ovvero presentano parti concave o convesse accettate il consiglio del posatore che vi suggerirà di applicare una “rasatura” di correzione, prima dell’applicazione della piastrella.
Così come si dovranno “stabilizzare” e cioè rendere proporzionali, le scale prima di procedere con la posa.

Stabilizzazione della scala


Certamente questi saranno degli oneri supplementari, che non avevate previsto in fase di preventivo, ma sono necessari per la buona riuscita del pavimento.

 

 

9. Piastrelle di seconda scelta

Quando acquistate una seconda scelta ricordatevi che non è garantita. Questo significa che chi la acquista deve sapere che  anche difetti di tipo diversi da quelli immediatamente visivi e magari non dichiarati dal venditore non possono essere motivo di reclamo o di azioni tese ad ottenere un risarcimento. 

 

 

In sostanza: se voi acquistate una seconda scelta perché vi hanno detto che ci sono delle macchioline poco visibili ma poi la piastrella risulta essere anche scalibrata o non planare, questi altri difetti (seppure non dichiarati) non si potranno contestare.  
 

Una curiosità: pochi lo sanno ma anche nella prima scelta la norma prevede che vi possa essere fino ad un 5% massimo di difettosità, che non è poco. 
Va detto che le aziende più attente alla qualità hanno una percentuale di difettosità di gran lunga inferiore a quella consentita dalla norma.

 

 

10. Consiglio finale per installare un pavimento

Un consiglio finale: per la buona riuscita di un pavimento o di un rivestimento è fondamentale la Vostra presenza e collaborazione in cantiere certamente nella fase iniziale, ma anche durante l’esecuzione dei lavori. La costruzione di una casa va seguita personalmente e con pazienza e disponibilità al compromesso. 


Sappiamo quanto sia difficile conciliare un cantiere con il lavoro e la famiglia... ma solo così riuscirete ad avere i risultati migliori.

 

 

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